Falsi collaboratori di giustizia e veri infiltrati dei servizi segreti. Dal processo all'ex sindaco di Castelvetrano, Tonino Vaccarino, sta uscendo davvero di tutto. Centrali sono le testimonianze dell'ex direttore del Sisde, Mario Mori, e dell'attuale procuratore aggiunto di Caltanissetta, Gabriele Paci, ma sullo sfondo c'è l'affannosa ricerca del latitante Matteo Messina Denaro, ultimo dei corleonesi, latitante dal giugno 1993 e tuttora imputato davanti ai giudici nisseni come mandante delle Stragi del Novantadue.
I due hanno testimoniato al processo in corso a Marsala in cui Vaccarino è accusato di “concorso in rivelazione di segreto d’ufficio” e “favoreggiamento personale” con l’aggravante di aver agevolato la mafia. "Dissi a Grasso (Pietro, all'epoca procuratore nazionale Antimafia) che Vaccarino era uno del Sisde", ha detto Mori ricostruendo ai giudici di Marsala la corrispondenza intrattenuta dall'ex primo cittadino con il ricercato di Castelvetrano tra il 2004 e il 2006.
La collaborazione tra Vaccarino e il Sisde, avvolta da tanti dubbi, fu svelata dai giornali all'indomani dell'arresto del super ricercato Bernardo Provenzano, che custodiva i pizzini ricevuti da Messina Denaro: quest'ultimo indicava Vaccarino come "Vac". Il 16 aprile dello scorso anno l'ex politico Dc finì in manette con due carabinieri, l'appuntato Giuseppe Barcellona in servizio a Castelvetrano e il colonnello Marco Alfio Zappalà applicato alla Dia di Caltanissetta, entrambi imputati davanti al gup di Palermo: il primo ha avanzato richiesta di patteggiamento, per il secondo i pm della Dda di Palermo hanno chiesto la condanna a 5 anni. Secondo l'accusa Barcellona avrebbe inviato a Zappalà uno screenshot di un'intercettazione, che quest'ultimo girò all'ex sindaco di Castelvetrano.
Vaccarino fu scarcerato pochi giorni dopo il blitz, ma a gennaio su disposizione del Riesame è tornato in carcere. Dalle indagini dei carabinieri del Ros è emerso l'attivismo del Professore (così viene chiamato Vaccarino ndr) nell'intento di completare la documentazione necessaria alla revisione della sentenza che negli anni Novanta lo condannò per traffico internazionale di droga.
La sentenza ebbe al proprio centro le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Vincenzo Calcara - noto perchè dopo il suo arresto raccontò al giudice Paolo Borsellino di aver ricevuto l'incarico di ucciderlo - sul quale adesso indaga anche la Procura di Caltanissetta. "Il processo a carico di Matteo Messina Denaro, per la vicenda stragista, è una rilettura critica di ciò che venne fatto in passato", ha detto Paci durante la sua testimonianza a Marsala. "Il teorema del professore Vaccarino è un teorema che va analizzato criticamente, come tutto", ha aggiunto Paci, riferendo alcuni accertamenti affidati al colonnello della Dia Zappalà, con il quale Vaccarino aveva intrecciato un rapporto, sfociato nell'invio della mail contenente i due screenshot con l'intercettazione riservata, relativa al funerale di Cimarosa, cugino acquisito del super latitante.
"Tra le tante questioni che nacquero, c’era proprio quella della infondatezza delle dichiarazioni di Calcara e sulla base di un presupposto più ampio, e cioè che Calcara non fosse un pentito autogestito, ma che era stato, che potesse essere stato etero diretto e che quindi ci potesse essere stato qualcuno, la strumentalizzazione delle sue dichiarazioni, che poi avevano portato anche all’arresto di Vaccarino", ha detto l'aggiunto di Caltanissetta. "Tutto questo, insomma, richiedeva un approfondimento e devo dire che Zappalà andò a Castelvetrano e credo che proprio non trovando questo - ha concluso, riferendosi alla documentazione raccolta da Vaccarino e relativa alla revisione della propria sentenza - perchè era materiale che non si trovava, e credo che proprio Vaccarino gli offrì questo materiale".