Politico, sindacalista, pacifista, visionario, capace di mobilitare decine di migliaia di persone. Pio La Torre era un gigante a portata di tutti. Trentotto anni sono passati dall'uccisione per mano della mafia del dirigente della Cgil e del Pci, figura storica e profetica dei diritti e dell'antimafia concreta che intaccava le connessioni politiche ed economiche delle cosche - e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. Era il 30 aprile del 1982.
Ricorre anche la seconda Giornata in memoria di tutti i sindacalisti uccisi, istituita un anno fa dalla Cgil, che ha visto la Cgil palermitana impegnata nel percorso della memoria attraverso l'intitolazione in un quartiere di Palermo, Bonagia, di 21 "vie dei diritti" dedicate a dirigenti del movimento sindacale. Quest'anno nessuna cerimonia pubblica sul luogo dell'eccidio, in piazza Turba, a causa dell'emergenza Covid-19, ma la Cgil non intende rinunciare a sottolineare la figura di Pio la Torre per il suo impegno politico e sindacale che si è svolto in un momento molto convulso della storia della Sicilia e del Mezzogiorno.
La Torre fu sia segretario della Cgil Palermo sia della Cgil Sicilia e fu protagonista delle lotte dei braccianti e di quelle della città. Prese il posto dell'indimenticato Placido Rizzotto alla Camera del Lavoro di Corleone nel 1948, e protagonista delle lotte sindacali per l'applicazione del decreto Gullo sulla divisione dei prodotti agricoli che gli agrari, spalleggiati dai mafiosi, non vogliono far rispettare. Venne arrestato per la sua attività in difesa dei contadini, dei poveri e dei braccianti, e sta un anno e mezzo in carcere.
Dopo il carcere, fu mandato alla Camera del lavoro di Palermo. Qui iniziò una battaglia speciale nei confronti dei metalmeccanici, dei Cantieri navali in particolare, dove le condizioni di lavoro sono disumane e gli infortuni continui. La Torre svolse il suo impegno sindacale per 15 anni. Forte l'impegno pacifista, innanzitutto contro i missili Cruise nella base di Comiso. Obiettivo dell'instancabile attivismo e della protesta era sospendere l'installazione dei missili, sia sovietici sia americani, mentre proseguiva la trattativa per il disarmo, in corso a Ginevra.
La Torre si era speso molto perché questo obiettivo fosse accolto dal movimento pacifista. La prima grande manifestazione a Comiso si tenne l'11 ottobre 1981, con oltre trentamila partecipanti. Il 4 aprile organizzò una nuova manifestazione per la pace a Comiso, cui parteciparono oltre 80 mila manifestanti. La marcia si concluse con il concerto degli Inti-Illimani.
Non è tutto. Dall'impegno di La Torre alla guida del sindacato e dalla sua importante lezione, nonchè dalla sua capacità di mobilitazione, nascono le basi per la legislazione antimafia, di cui La Torre fu protagonista con la legge che ha istituito il reato di associazione mafiosa e colpito i patrimoni dei boss. E con La Torre si creano i presupposti per il movimento sociale antimafia, nato negli anni delle lotte contadine. Senza queste premesse non ci sarebbe stato il movimento antimafia degli anni Ottanta e Novanta a Palermo.
La Cgil Palermo, insieme alla Flc Cgil Palermo e alla Flc regionale e nazionale, avrebbe dovuto presentare il Calendario della memoria, un libro che racchiude la storia di tutti i sindacalisti uccisi. Ma la presentazione del volume è stata rinviata. Un anno fa fu istituita la prima Giornata in memoria dei sindacalisti uccisi dalla mafia."Quest'anno, in vista della seconda giornata, abbiamo portato a compimento il percorso di intitolazione delle strade ai protagonisti del movimento sindacale uccisi, portatori dei valori di giustizia, democrazia, libertà alla base della nostra Costituzione", dice il segretario generale Cgil Palermo Enzo Campo.
Per il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è importante la formazione delle nuove generazioni e la "maturazione di una coscienza civile, fattore determinante per contrastare il radicamento di ogni forma di condizionamento della criminalità organizzata nel tessuto sociale, economico e politico".
"Lo Stato c'è - assicura la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati - ed è accanto ai ragazzi, ai cittadini, alle famiglie, alle forze dell'ordine, alle imprese, a tutti colori che vogliono vivere liberi la quotidianità". Di certo, sostiene il presidente della Camera, Roberto Fico, la lotta a Cosa nostra resta "una priorità assoluta, soprattutto in un momento in cui la mafia potrebbe insinuarsi laddove ci sono sacche della popolazione con maggiori disagi in questo momento di difficoltà".