“Il settore della cultura deve essere l’ossigeno della ripartenza, deve essere a servizio di questa nuova fase che si apre per il nostro Paese”. Ad affermarlo Gianmario Pilo, direttore commerciale di Add Editore e organizzatore del Festival "La grande invasione" che si svolge ogni anno ad Ivrea (Torino) e che ha chiuso l’edizione 2019 con un bilancio di 20mila presenze per un totale di 130 appuntamenti e 125 ospiti.
Il Festival, come molti altri appuntamenti culturali, ha subito un rinvio a causa del coronavirus. Annullate le date dal 30 maggio al 2 giugno prossimo per l’ottava edizione, si guarda ora ai prossimi mesi quando sarà possibile organizzare la manifestazione secondo quanto prevedono le nuove disposizioni.
“Quello che è certo – spiega Gianmario Pilo – è che il Festival si farà. Lo faremo, lo vogliamo fare perché ci sembra importante dare un segnale nel rispetto delle nuove regole che ci saranno. Sarebbe da irresponsabili fissare ora una data – aggiunge - ma lo faremo come sarà possibile e quando sarà possibile. Sicuramente – prosegue – dovremo rivedere le affluenze, l’organizzazione degli incontri, la possibilità di farli in luoghi chiusi o aperti”.
Non sarà, comunque, un momento interrotto quello da ora a quando si potrà programmare la nuova edizione ma un percorso attraverso i social con i contributi di quanti negli anni passati sono stati protagonisti de “La grande invasione”. “Da quando abbiamo annunciato lo spostamento di data sui social abbiamo chiesto contributi video dei nostri ospiti delle edizioni passate perché raccontassero le sensazioni provate durante La Grande Invasione. Tra questi Nicola Lagioia, Valeria Parrella, Sonia Bergamasco, Silvia Bencivelli, Nadia Terranova, Diego De Silva, Marco Missiroli. Ne posteremo due o tre la settimana e questo sarà un modo per avvicinarsi a quando annunceremo la nuova data. Stiamo pensando, inoltre, a qualcosa da fare nei giorni in cui avrebbe dovuto svolgersi l’edizione 2020, sarà un momento online”.
Un percorso che prosegue per sottolineare, ancora una volta, che la cultura non si ferma: “abbiamo visto anche in questo periodo di lockdown come momenti culturali hanno colmato dei vuoti, ci hanno aiutato in queste giornate. Il settore non si è mai fermato: dalle librerie che da subito si sono mosse con la consegna a domicilio, il consiglio telefonico, riducendo certo tantissimo le vendite ma mantenendo sempre segnali di vita, alle case editrici. Come Add editore – ricorda Pilo - abbiamo lavorato in smart working, abbiamo continuato a produrre contenuti, trovare strategie e comunque non ci siamo mai fermati”.
“ La filiera per quel che ha potuto si è mossa per non rimanere paralizzata, è ovvio che i numeri in passivo sono cifre da capogiro. Non sarà facile trovare delle soluzioni ma, in qualche modo, bisogna agire per fare in modo di non dover contare più vittime per la crisi economica di quelle della tremenda situazione sanitaria. Non ho gli strumenti per dire come ma in qualche modo dobbiamo riprendere. Noi - conclude Gian Mario Pilo - ce la stiamo mettendo tutta”.