L'ex presidente della Regione Siciliana, Rosario Crocetta, dovrà rinunciare al vitalizio, pignorato al termine di una causa di diffamazione. "Va ritenuto, conformemente alla giurisprudenza citata, che l’assegno vitalizio corrisposto dall’assemblea Regionale Siciliana non rientra nelle ipotesi di cui all’art. 545 c.p.c. e va pertanto sottoposto a vincolo per l’intero importo”, ha stabilito il giudice Giuseppe Di Legami, del Tribunale di Gela, con l’ordinanza R.G. 82/2019 del 17 marzo 2020 che accoglie la tesi dell’avvocato Francesco Mario Milia, dello Studio Ferrara di Palermo, legale dei giornalisti Pietro Nicastro e Giancarlo Felice.
I due giornalisti – ex componenti dell’ufficio stampa della Regione siciliana, smantellato dall’ex governatore - avevano intrapreso un procedimento per ottenere dal Crocetta quanto loro assegnato dalla sentenza emanata dalla prima sezione civile del Tribunale di Palermo nel maggio del 2018 che condannò l'ex presidente della Regione per diffamazione e al risarcimento da 15 mila euro ciascuno. Crocetta, nonostante la condanna e l’esecutività della sentenza ha ritenuto di non dovere adempiere spontaneamente. Per questa ragione è stata avviata una procedura esecutiva per “vedere rispettata – spiegano Felice e Nicastro - la sentenza del Tribunale di Palermo. Un iter reso ancora più lungo dalla scelta del politico di trasferirsi in Tunisia".
Il giudice del Tribunale di Gela ha dichiarato la netta distinzione tra "vitalizio" e "pensione", in considerazione della diversità dei percettori e delle finalità delle due indennità: “… “dalla lettura dell’art. 545 c.p.c. ricaviamo che la limitazione in esso prevista riguarda “le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di quiescenza..”dalla lettura dell’art. 545 c.p.c. ricaviamo che la limitazione in esso prevista riguarda - si legge - “le somme da chiunque dovute a titolo di pensione, di indennità che tengono luogo di pensione o di quiescenza…” e che la giurisprudenza sia della Corte costituzionale sia della Corte di Cassazione “ha in più occasioni tenuto distinta la natura dell’assegno vitalizio dalla pensione”. Per questi motivi i due giornalisti hanno così ottenuto l'assegnazione dell'intero vitalizio dell'ex presidente.