Proseguono a tappeto in tutta Italia i controlli e le indagini sulle Residenze per anziani, strutture identificate nelle ultime settimane come focolai di contagi e vittime di coronavirus.
Primo fra tutti il Pat, il Pio Albergo Trivulzio di Milano al centro dell'inchiesta della Procura per epidemia colposa e omicidio colposo. Qui le vittime, sulle quasi si sta indagando, sono state circa 200.
Circa 270 gli operatori a casa con sintomi, alcuni già risultati positivi al tampone su 900 addetti tra medici, infermieri, operatori sociosanitari, lavoratori delle cucine, del magazzino e di altri ambiti. Alcuni degli operatori malati, tra cui un medico, sono ricoverati in gravi condizioni.
"Solo stamattina - riferisce un'operatrice - sono morti due ospiti con sintomi Covid, il ritmo è quello di cinque al giorno. Dal primo aprile siano intorno al centinaio di decessi". E in tutta la Lombardia le strtture 'nel mirino' sarebbero almeno una ventina.
E la situazione non è migliore in Toscana dove, a oggi, sono 168 i decessi censiti con diagnosi di coronavirus nelle Rsa con 1.028 pazienti positivi. Gli ospiti delle 322 Rsa pubbliche e private della regione sono complessivamente 14.730 con 15.005 addetti: i positivi rilevati sono 387.
Controlli serrati sono stati avviati anche nelle residenze di Parma. Già 25 le strutture finora visitate da una task force composta da medici, geriatri, infettivologi, messa in campo a inizio aprile dalle Aziende ospedaliero-universitaria e Usl.
Ma le procure, gli investigatori e i Nas sono al lavoro da un capo all'altro del Paese: due in Calabria le indagini avviate su case di cura ed Rsa.
Nel mirino della magistratura, in particolare, la “Domus Aurea” di Chiaravalle Centrale (Catanzaro) e “Villa Torano” di Torano Castello (Cosenza), accomunate dalla stessa premessa: le positività al Covid-19 registrate sia tra gli ospiti sia tra gli operatori delle strutture.
Sulla Rsa di Chiaravalle Centrale, nella quale sono stati registrati oltre 70 casi di contagio e 22 vittime tra gli anziani degenti, ha aperto un’inchiesta la Procura di Catanzaro, che ha incaricato i Nas dei carabinieri di acquisire le cartelle cliniche degli ospiti della casa di cura ma anche documenti amministrativi. Al momento, non risultano ufficialmente indagati.
Dinamiche simili per "Villa Toirano" nella quale si sono registrati oltre 50 contagi, anche se ancora manca un dato definitivo. Anche qui si è già mossa la Procura di Cosenza e al momento, non risultano ufficialmente iscrizioni sul registro degli indagati.
E sempre in queste ore i Nas di Brescia hanno eseguito ispezioni nelle Rsa della provincia Bergamo. L’inchiesta servirà per fare luce su 1.500 morti in 50 giorni nella 65 strutture per anziani della provincia. Il capo d’accusa è di epidemia colposa. Inoltre, da questa mattina i carabinieri del Nas stanno effettuando un'accurata ispezione anche alla residenza per anziani 'La Certosa di Pavia' a Samperone nel comune di Certosa (Pavia). All’interno della struttura il coronavirus avrebbe causato 33 morti.
Un’altra morte sospetta a Merate sulla quale la Procura di Lecco dovrà avviare i necessari accertamenti.
In Liguria ha suscitato particolare clamore la struttura Skipper di Masone, dove si sono registrati 3 decessi e 30 positivi, più 12 operatori sanitari infetti che, però, non hanno fatto ricorso a cure ospedaliere manifestando sintomi lievi.
Acquisizioni di documentazione in residenze sociosanitarie sono state effettuate dai carabinieri del Nas in tutte le province pugliesi. Tranne che nella provincia di Taranto, in tutte le altre sono stati registrati casi di contagio che hanno indotto le procure ad accendere i riflettori sulla gestione delle strutture e sulla tempestività con cui sono state attuate le misure per tutelare ospiti e dipendenti. Stando ai dati in possesso della Regione, i contagi da covid nelle Rsa e Rssa sarebbero tra 700 e 800.
Ma c'è anche chi non addossare tutte le responsabilità a questi istituti: “Le Rsa per anziani ma anche quelle per pazienti psichiatrici, sono caratterizzate dall'estrema vicinanza umana e dalla forte permeabilità verso l'esterno - spiega lo psichiatra Giovanni Giusto - Questi due elementi hanno ovviamente contribuito al crearsi di focolai di contagio, difficilmente contrastabili con misure di isolamento peraltro messe immediatamente in essere e uso di DPI poco disponibili se non impossibili da trovare nella prima fase”.
“Si aggiunga l'impossibilità, per mancanza di strumenti adatti, di fare diagnosi precoce e la scarsa conoscenza della patogenesi della malattia, compresa incubazione e manifestazioni cliniche con relativa contagiosità che ha impedito di iniziare per tempo un protocollo terapeutico sensato”. Lo psichiatra, che è anche direttore scientifico di alcune residenze, sottolinea quindi che “in questa tempesta abbiamo navigato a vista, tentando di tenere stretta e ben indirizzata la barra e di turare le falle che via via si presentavano”.