Anche diverse specie di animali del Bioparco di Roma soffrono di 'solitudine' a causa del lockdown per contrastare il contagio da coronavirus che ha fatto venire meno la possibilità del contatto visivo quotidiano con i visitatori. Attivo dal 1911 all'interno di Villa Borghese, il Bioparco è il giardino zoologico più grande ed antico d'Italia, ospita circa 200 specie fra mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi proponendosi di salvaguardare la biodiversità, soprattutto delle specie a rischio estinzione. "Gli animali sono fortemente abitudinari, a volte in certi comportamenti somigliano ai bambini piccoli, hanno bisogno di orari di riferimento e routine consolidate, per loro il pubblico dei visitatori fa parte di questo schema", racconta all'Agi il biologo Francesco Petretti, presidente della Fondazione Bioparco.
"Gli animali sanno che ci saranno colori e persone a riempire la loro giornata - aggiunge - certo ci sono specie come lemuri e scimmie che vivono in gruppo ed hanno già una loro socialità, ma pensiamo a giraffe, rinoceronti ed orsi: per loro vedere scomparire gli uomini significa trovarsi smarriti". Per fare fronte alla situazione gli operatori della struttura trascorrono più tempo a contatto con le specie presenti.
"Il personale ha intensificato il rapporto di arricchimento ambientale, si fa in modo che gli animali si divertano come ad esempio con una caccia al cibo - spiega Petretti - che non viene messo in una ciotola ma magari nascosto all'interno di un tronco. Così loro passano del tempo a cercarlo e tirarlo fuori. Per la giraffa si posiziona un cesto appeso ad un albero, per l'elefante si mettono le noccioline in una palla con i fori da cui scendono se viene mossa. Tutti strumenti già usati normalmente ma che ora sono stati fortemente incrementati". In questi giorni di chiusura la vita degli animali va comunque avanti nonostante l'epidemia di Covid-19: sono nati un fenicottero ed una cucciolata da una lontra. A preoccupare per i prossimi mesi però sono soprattutto i conti della struttura, una Fondazione finanziata in parte dal Campidoglio che garantisce lavoro a poco più di 80 persone.
"La contingenza è drammatica, marzo, aprile e maggio condizionano tutto il bilancio - ammette il presidente - perdere tutto l'incasso di quei mesi per questo tipo di strutture determina i conti dell'anno, viviamo con gli introiti degli ingressi dei visitatori, perderli significa trovarsi in difficoltà". Quanto alla possibile apertura Petretti non si sbilancia: "Non ci sono indicazioni, spero ci si renda conto che un parco all'aperto è uno dei primi luoghi a poter esser visitati in condizioni di sicurezza". La previsione sui visitatori per il 2020 è drastica, solitamente se ne contano circa 400mila l'anno, il direttore valuta che "almeno la metà è andata persa, eravamo partiti bene a gennaio e febbraio. Abbiamo bisogno dell'assistenza del Campidoglio, che ci supporta con un terzo del fabbisogno di bilancio l'anno, ma ora servirà qualcosa di più per mantenerci in vita".