Corridoi silenziosi, mentre gli animali in vasca disegnano suggestive ombre sulle pareti di una struttura vuota. Sulle vetrate che separano il mondo degli umani da quello degli abissi marini non ci sono da settimane le impronte delle mani di bimbi, accalcati e stupiti ad osservare le evoluzioni di delfini o altre affascinanti creature acquatiche. Non più gridolini di entusiasmo o festoso baccano: il silenzio dei pesci regna sovrano nell’acquario di Genova, chiuso da oltre un mese per il lockdown imposto dal governo al fine di limitare il contagio da coronavirus.
Non sarà per sempre, garantisce all’Agi Giuseppe Costa, presidente di Costa Edutainment che gestisce - oltre all’acquario più grande d’Europa - 11 strutture di “edutainment” in Italia, come l’Aquafun di Riccione o l’Italia in miniatura di Rimini. Una buona notizia, anche se il colpo è duro e la perdita economica finora stimata è pesante: “Non perdiamo l’Acquario di Genova, ma la perdita al momento è di diversi milioni”.
Il lockdown sta mettendo in difficoltà il fiore all’occhiello del turismo ligure che è anche importantissima risorsa economica per il Paese: dall’8 marzo - dopo una prima volontaria chiusura e successiva riapertura - l’Acquario è chiuso: nelle 70 vasche che riproducono ambienti acquatici di tutto il mondo, 400 diverse specie, per oltre 12 mila esemplari tra mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci e invertebrati, continuano però la loro esistenza.
Aspettano il cibo che due squadre di 15 persone ciascuna, a turno, continuano a portare per garantirne il sostentamento. Insieme a loro, 3 persone si occupano della manutenzione della struttura: “Abbiamo tenuto aperto fino al 7 marzo, poi sono arrivate le misure del governo e abbiamo chiuso subito. Quella mattina c’erano visitatori in coda e abbiamo dovuto allontanarli - ricorda Costa, come fosse una vita fa - Da quel momento, abbiamo messo in ferie i collaboratori che potevano farlo e, dal 23 marzo, abbiamo messo i dipendenti in cassa integrazione. A Genova si tratta di 108 persone, tra cui 37 acquaristi”.
Dopo oltre un mese di chiusura si comincia a boccheggiare, proprio come un pesce fuor d’acqua: “Se, nello scenario più ottimistico possibile riuscissimo ad aprire il 10 giugno, la perdita accumulata sarebbe tra i 10 e i 15 milioni lordi - dice Costa all’Agi - Ma se questo non dovesse accadere e si prorogasse ulteriormente la chiusura, il futuro dell’Acquario di Genova dipenderà molto dagli ammortizzatori sociali che saranno messi in campo e dai contributi per il mantenimento degli animali che il ministero potrà dare; su questo c’è un dialogo aperto con il ministero che coinvolge non solo l’Acquario, ma anche zoo e parchi”.
Il lavoro certosino che il gruppo sta facendo è quello, dunque, di agire e reagire con flessibilità, seguendo l’evoluzione di più scenari possibili. Intanto il primo step è lavorare sulle spese vive: va aperto un dialogo con la Porto Antico Spa “che è il padrone di casa, e va chiesto loro uno sconto sul canone o la possibilità di posticipare gli stessi canoni” dice il numero uno di Costa Edutainment, “poi c’è il tema dell’energia elettrica che per noi è una spesa ingente: fino ad ora ci è stata data la possibilità di un pagamento ritardato, ma non sconti. Vedremo”.
Parallelamente, Costa auspica “di poter aprire qualche struttura: se vi è la possibilità di aprire le spiagge - riflette - non vedo perché non possa aprire l’Aquafun, sono strutture in qualche modo assimilabili. Così come si potrebbe riaprire ‘Italia in miniatura’, che è all’aperto e permette di garantire le distanze di sicurezza perché il parco è grande e lo spazio sufficiente, anche nei giorni più affollati”.
L’auspicio è dunque riaprire qualcosa e, “con quelle strutture, sostenere le altre che dovessero restare chiuse più a lungo”. In ogni caso, il piano di possibile riapertura dell’Acquario è già in fase di messa a punto, dice il presidente di Costa Edutainment: santificazione, dispenser di gel disinfettante, dispositivi di protezione individuale per il personale, ma anche la possibilità di approvviggionamento di mascherine per i clienti che ne fossero sprovvisti.
Da non dimenticare il contingentamento degli ingressi: “per l’Acquario avevamo una media di ingressi sulla mezz’ora di 650 persone. Andremmo ovviamente a dimezzarla, arrivando a 325. Certo, non credo che alla riapertura ci sarà subito un’affluenza pari agli anni importanti, ma ci sono dei punti topici nel percorso della struttura, come la vasca dei delfini, dove è necessario garantire il mantenimento delle distanze. La vasca comunque è molto grande, quindi si farà anche quello. Verranno anche incentivati gli acquisti di biglietti online, proprio per evitare code alla biglietteria e verranno studiati percorsi con un massimo di 30 persone, il che ci garantirebbe il mantenimento del metro di distanza, se resterà quello il parametro di distanziamento sociale”.
Un’altra possibilità allo studio è modificare gli orari di apertura, ipotesi su cui si dovrà dialogare anche con la cooperativa che lavora alla biglietteria e nella struttura. Insomma il lavoro è tanto e a Genova ci si è già rimboccati le maniche. Ma se qualcuno pensa che non saluteremo più delfini, pinguini, squali, lamantini, pesci gatto, coralli, pitoni, murene, piranha, solo per citare alcuni inquilini di quel magico mondo blu, ricredetevi: ci saranno rivoluzioni, modifiche, si ricorrerà ad ogni aiuto possibile, ma “la possibilità che l’Acquario venga chiuso totalmente - conclude Costa - la escludo”.