“Anche a me piacerebbe poter celebrare la settimana Santa e la Pasqua con la comunità. Rischiare, però, è pericoloso e le regole vanno rispettate e anche la Chiesa ha il dovere di farlo” dice il cardinale Matteo Maria Zuppi, dal 2015 arcivescovo di Bologna in un’intervista a la Repubblica, per poi sottolineare: “Come vescovi abbiamo tanto sperato che le celebrazioni pasquali coincidessero con la fine dell'emergenza: purtroppo non è così”.
Di fatto si tratta di una esplicita risposta alla richiesta di Matteo Salvini, il segretario e leader della Lega, già ministro dell’Interno, che aveva sollecitato una riapertura delle chiese per la prossima domenica di Pasqua così da poter celebrare il rito della messa alla presenza concreta dei fedeli. E il cardinale bolognese fa invece proprio la frase dello showman della tv Fiorello, che giorni fa ha detto: “Non credo che Dio accetti le preghiere solo da chi esce di casa e va in chiesa", tanto che Zuppi chiosa: “Le persone che non possono muoversi, altrimenti, resterebbero escluse. Forse, invece, sono le preghiere più care al Signore. Riscopriamo in questi giorni la preghiera e il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti".
Secondo Zuppi, infatti, “quello che stiamo vivendo ci chiede di diventare persone interiori, perché finita l'emergenza sappiamo cambiare noi stessi e il mondo intorno per davvero, liberi dal piegare tutto all'io e ai nostri interessi individuali” e “una volta usciti dall'emergenza dobbiamo capire e scegliere di cambiare quello che rende gli anziani, i più fragili e soli ancora più vulnerabili: le burocrazie, gli sprechi e i rimandi che impediscono di trovare risposte intelligenti, sostenibili e che abbiano al centro la persona” nella speranza di uscirne “più consapevoli” e fare “tesoro di una lezione così severa e davvero ricostruire pensando al lavoro, ai più deboli. Se è vero che nulla sarà più come prima, anche noi dovremo essere migliori” conclude il cardinale.