La reclusione obbligata per l'epidemia Covid-19 espone al rischio di una 'sindrome da stress', ma offre anche l'opportunità per un 'reset' dei propri valori. Gli psicologi e psicoterapeuti interpellati dall'AGI evidenziano opportunità, vantaggi e pericoli della clausura di massa iniziata il 9 marzo scorso per evitare il dilagare del contagio.
“Molti di noi avranno un duro contraccolpo, quando finirà questa situazione. Lo stress dovuto all’isolamento", spiega all'AGI Enrico Maria Secci, psicologo, psicoterapeuta e scrittore, autore del best seller 'I narcisisti perversi e le unioni impossibili', "ci sta portando a mobilitare tutte le nostre energie fisiche e psichiche per adattarci a questa situazione. Quando, finalmente, questa circostanza finirà, avremo una ripercussione legata al riadattamento alla condizione nuova. Troppe variazioni possono produrre una sindrome da stress ed è altamente probabile che questa possa colpire molte persone”.
Le reazioni dei bambini
Paradossalmente, nonostante inevitabili disagi, a reagire meglio all'obbligo di stare a casa sono soprattutto i bambini. “Molti di loro sono particolarmente contenti", conferma Secci, "perché possono passare molto più tempo assieme alla mamma e al papà che, di solito, non sono così presenti. Quando c’è un nucleo familiare sufficientemente sano, infatti, l'isolamento produce un attaccamento ancora più forte verso i genitori”.
Stare a casa può essere l'occasione per riconsiderare la propria vita professionale e privata. “Tramite le comunicazioni con i miei pazienti, che ora continuo a seguire al telefono. Mi accorgo che questo può essere un periodo per fare una specie ‘reset valoriale’. Con l’isolamento le persone sono costrette a riconsiderare molti aspetti e molte scelte del passato, e a vedere se stesse in una luce diversa".
"Per molte di loro, magari, alla fine di questo periodo, questo potrebbe comportare il desiderio di non tornare alla vita precedente. Probabilmente, alcuni troveranno il coraggio per fare scelte che in passato rimandavano o che non avevano pensato di fare, sia in ambito professionale che personale. Ad esempio, credo che, dopo questo periodo, molte coppie riconsidereranno le proprie scelte di relazione”.
I rischi dell'isolamento
Come tutte le situazioni di forte cambiamento, di stress e di crisi, l’isolamento può mettere in evidenza le questioni in sospeso o irrisolte.
“Se c’era già un nucleo depressivo, questa condizione lo porta alla luce. Al contrario, le persone che avevano già un equilibrio psicologico ed emotivo sufficientemente stabile", chiarisce lo psicoterapeuta, "in questo periodo, che lavorino o meno, non si annoiano, perché trovano comunque il modo per occupare il loro tempo in modo costruttivo. La noia è sempre significativa di un disagio più profondo, sia negli adulti che nei bambini”.
Il consiglio dello specialista è di soffermarsi sugli aspetti positivi della propria vita. “Ritengo che sia estremamente utile ad aiutare le persone a orientarsi nel tempo", suggerisce ancora Secci, "pensare al passato, ricordando tutto quello che c’è stato e che è stato fatto di buono, e poi pensare al presente, andando alla ricerca, qui e ora, di tutto quello che può soddisfarci o che può contenere le sofferenze e la tristezza"
"Credo, infine, che sia utile pure pensare al futuro, facendo una lista di quello che faremo, appena potremo di nuovo uscire da casa, di ciò che potremo finalmente realizzare, dopo averlo rimandato per timore o paura”.
Telefonate e videochiamate
Il contatto con una telefonata o una videochiamata, anche a distanza, con gli amici è un modo per mantenere vivo l'aspetto relazionale, a patto, però che “non diventi una sovracompensazione, una fuga dal presente e dalla noia. Il processo di digitalizzazione delle relazioni", osserva lo psicoterapeuta," era già fortemente avanti e questa crisi lo sta ulteriormente accelerando. La cosa importante, secondo me, è dare il giusto peso alle relazioni, comunicando con le persone che reputiamo veramente importanti. Questo porterà a fare pulizie a tutti i livelli, anche a quelli relazionali”.
Cristina Cabras, docente di Psicologia sociale all’università di Cagliari, ritiene che la reazione a questo stato di isolamento obbligatorio, dipenda “dalle condizioni in cui le persone stanno trascorrendo il tempo nelle loro case e dalle capacità che l’essere umano ha per adattarsi alle situazioni e all’ambiente circostante".
"Reagire cercando di avere una modalità positiva, utilizzando le nostre risorse, orientandole per accettare la nuova condizione", evidenzia Cabras, "è un elemento che permette di ottenere un equilibrio psicologico e di vivere senza troppi traumi l’isolamento. Ovviamente, tutte le situazioni di cambiamento possono avere risultati differenti per le persone, a partire dalle risorse e dalle capacità di base che si possono mettere in campo”.
Sia lo stare a casa per lungo tempo, sia il dover rientrare in una condizione di vita, vissuta fino a qualche settimana fa, possono produrre ulteriori scossoni nelle persone. “Ci possono essere situazioni positive, come una vicinanza maggiore alle persone care", spiega Cabras, "che domani, con la ripresa, quando tutto questo finirà, potrebbero essere vissute in modo negativo. Ci sono, però, anche condizioni di difficoltà, tensioni, conflitti familiari vissute da chi si sta ritrovando a condividere un posto ristretto".
Per esempio, "il fatto stesso di essere costretti a lavorare a casa, in certi casi, può creare stress e avere risvolti non positivi, quando non si hanno spazi sufficienti”.
Spezzare la solitudine
Anche per la docente di Psicologia sociale le telefonate e videochiamate possono essere utili per spezzare condizioni di solitudine. “Il tipo di interazione con gli altri è importante anche per mantenere un equilibrio psichico adeguato per l’umore", afferma Cabras, "e per sentirsi presenti all’interno di una situazione sociale".
"Bisogna fare, ovviamente, delle distinzioni anche in base al carattere di ciascuno, agli spazi da condividere che si hanno e alla capacità di organizzare i tempi quotidiani, per diversificare le attività a casa e per rendere più variegato il trascorrere del tempo”.
Non è detto, però, che tutti siano abituati a pianificare la propria giornata. “Per loro", conferma Cristina Cabras, "acquisire questa nuova capacità non è sicuramente semplice e richiede tempo. Il rischio, per chi non ci riesce, è di cadere in depressione, perché si trascorrono giornate uguali a se stesse, dove non ci sono stimoli. E anche stare 'incollati' ai social network o su internet tutto il giorno non è salutare”.
Un discorso a parte meritano gli anziani che vivono soli. “Loro", ammette Cabras, "si trovano molto a rischio, perché nelle loro giornate gli stimoli non sono presenti, se non quelli che vengono offerti dall’esterno. La raccomandazione, in questi casi, è fare in modo che i familiari che non vivono con loro, amici o parenti, li sollecitino con telefonate frequenti durante la giornata”.