La Giammarini opera nel settore del cioccolato dal 1937. Più di ottant’anni durante i quali di certo non sono mancate le difficoltà, ma mai niente potenzialmente fatale come il coronavirus.
Il giro d’affari per le circa quaranta aziende italiane che operano nel settore dolciario è di oltre 400 milioni di euro durante il periodo pasquale e quest’anno sta subendo un brusco calo: tra il 30 e il 40% del fatturato. Lo conferma ad Agi lo stesso Luigi Giammarini.
Com’è la situazione?
“Non ce la possiamo prendere con nessuno perché per aziende come la mia che hanno il 95% del fatturato concentrato nel periodo pasquale, il danno è gigantesco. In termini di percentuale decisamente maggiore, per un’azienda che ha un respiro di lavoro annuale. Se gli altri, stando fermi uno o due mesi, hanno avuto in termini di percentuale un danno del 10-15% mediamente, per noi è stato oltre il 50%”
Quali potrebbero essere le conseguenze?
“Drammatiche. O le banche ci danno liquidità e possiamo sopravvivere fino alla prossima Pasqua, oppure dobbiamo chiudere e siamo costretti a fallire. Perché il fatturato non ci consente di coprire i costi. Da quello che ho visto negli ultimi decreti non ci saranno indennizzi a fondo perduto o sovvenzioni, quindi saremo costretti, i più fortunati che avevano il bilancio in ordine, a indebitarci con le banche”.
Quante persone potrebbero perdere il lavoro nel vostro settore?
“Noi assumiamo stagionalmente, fortunatamente anche per loro, per 4-5 mesi, da dicembre fino alla Pasqua e abbiamo 15-16 persone che hanno lavorato in quota-parte. Se l’anno prossimo non ci saremo non lavoreranno”.
Cosa prova in questo momento?
“La nostra azienda è dal 1937 che sta in piedi, c’è voluto il coronavirus dopo oltre 80 anni. Peccato. Questa è la situazione e credo sia comune a molti altri, perlomeno nel settore dolciario, che risente moltissimo della stagionalità. Un evento del genere a ridosso della Pasqua è stato devastante. Come imprenditore sono rassegnato, era un evento imprevedibile”.
State provando in qualche modo a sopravvivere?
“Noi stiamo facendo consegne online, stiamo facendo di tutto per cercare di recuperare il recuperabile, ma il danno c’è comunque. Noi collaboriamo da tre anni con la Lega del Filo D’Oro, al momento stiamo facendo 300-400 spedizioni al giorno per loro, ma è una goccia nel mare”.