Il #Coronavirus non conosce confini, non si ferma alla dogana, e l’unica azione attualmente efficace resta il distanziamento sociale. I leader politici faticosamente cercano soluzioni per fronteggiare l’emergenza e la sensazione è che inseguano il virus, senza essere ancora riusciti ad anticiparlo. Però sui social i loro messaggi sono caratterizzati dall’ottimismo e dalla speranza.
Questa settimana abbiamo realizzato un’analisi comparativa tra i leader dei principali paesi colpiti, osservando le loro azioni sui social: Giuseppe Conte (Italia), Emmanuel Macron (Francia), Sanchez Castejon (Spagna), Donald Trump (U.S.A.), Boris Johnson (Gran Bretagna).
Analizzando tutti i contenuti pubblicati sui loro account ufficiali si ottiene un sentiment positivo al 62%. Significa che unitamente alla sincera preoccupazione, la comunicazione politica è prevalentemente orientata a rassicurare i cittadini, diffondere la percezione di un fenomeno complesso, difficile, ma sotto controllo e superabile.
Sono Trump e Johnson i due politici a condividere più ottimismo, nonostante i cambi di strategie annunciati dall’inizio della pandemia: 78% di sentiment positivo nei contenuti di Trump e 64% per il leader britannico, nonostante l'annuncio del suo contagio di poche ore fa.
Il più prudente invece e Macron col 40%, mentre Giuseppe Conte, sebbene moderato negli annunci sul futuro, col 58% comunque adotta uno stile comunicativo social improntato all’insegne del “ce la faremo”.
Questo è il tempo della riscoperta. Del valore di un abbraccio, dell’importanza di guardarsi negli occhi, del calore di una stretta di mano. Auguri ai papà d’Italia, in particolare a quelli che oggi sono distanti dai propri figli. Presto torneremo a stringerci più forte di prima pic.twitter.com/lgiUwt9v2T
— Giuseppe Conte (@GiuseppeConteIT) March 19, 2020
Una comunicazione calda, confortante, solidale quella del premier italiano: “emergenza insieme” è l’unione di parole più usata. Conte ha pubblicato 129 tweet in un mese, con 71mila condivisioni, raggiungendo un picco di retweet il 22 marzo, giorno dell’annuncio della chiusura dell’attività e di una quarantena pressoché totale estesa sull’intero territorio nazionale.
Da notare come una delle parole più utilizzate dal Presidente del Consiglio sia “Facebook”, a conferma di come sia cambiata la comunicazione politica ai tempi dei social: ripetuti avvisi per invitare gli utenti a seguire le sue dirette Facebook, con gli aggiornamenti sui decreti.
Confrontando il leader italiano a quello americano e inglese, notiamo come i picchi di condivisioni degli utenti per Boris Johnson siano avvenuti in concomitanza di due momenti molto differenti e contraddittori: quando inizialmente era stata annunciata una strategia di contenimento del virus molto permissiva, con l’annuncio shock “abituatevi a perdere i vostri cari”, fino ad arrivare alla svolta recente dell’hashtag #StayHomeSaveLives (restare a casa salva le vite) persino inserita nella bio ufficiale dell’account.
This morning, I chaired the first ever video conference Cabinet meeting.
— Boris Johnson #StayHomeSaveLives (@BorisJohnson) March 24, 2020
We must all do our bit to stop the spread of coronavirus, protect our NHS and save lives. #StayHomeSaveLives
https://t.co/Eew4i0Wr5q pic.twitter.com/LkWYYnMXnq
Donald Trump, come al solito particolarmente attivo su Twitter con 1.121 tweet dal 23 febbraio, si conferma un comunicatore in grado di innescare conversazioni ed engagement senza rivali: 25 milioni di con condivisioni, un popolo sul web vastissimo pronto a rilanciare i contenuti del presidente americano, sempre molto discusso ma altrettanto seguito sui social.
Il dato curioso è che Trump ha anticipato i contagi, almeno a giudicare dal volume delle conversazioni e delle relative condivisioni: il numero delle persone infette negli USA è decollato dal 16 marzo. Eppure Trump, sebbene con una comunicazione non lineare sui provvedimenti da assumere, ha parlato tantissimo di #coronavirus sin dalla seconda metà di febbraio. Proprio mentre gli altri leader politici preferivano minimizzare, il Presidente USA dava risonanza al fenomeno, iniziando prima degli altri ad affrontarlo direttamente, e contribuendo a renderlo mainstream sui social.
STRONG & UNITED, WE WILL PREVAIL! pic.twitter.com/T6UCyaPRIy
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) March 18, 2020
La parola più utilizzata dal Presidente è “great”, un richiamo costante, orgoglioso, motivazionale, alle virtù dell’America e del suo popolo.
Trasferendoci in Francia le condivisioni per i contenuti del Presidente francese, Macron, a proposito del #Coronavirus sono state praticamente assenti fino all’11 marzo, sebbene sia il leader che in Europa ne ha ottenute di più: 377mila. Quel giorno il Presidente esordì in conferenza stampa sotto la Torre Eiffel, dicendo “Non rinunceremo a nulla”. Purtroppo nei giorni seguenti si alzato il livello di allarme imponendo faticose rinunce anche ai francesi.Anche la Spagna è stata colpita duramente, il paese sembra prossimo al collasso del sistema sanitario: il bilancio totale dei morti sale a oltre 4.800 vittime e si contano 64.059 contagi da coronavirus.
Nous ne renoncerons à rien.
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) March 11, 2020
Surtout pas à rire, à chanter, à penser, à aimer.
Surtout pas aux terrasses, aux salles de concert, aux fêtes de soir d’été.
Surtout pas à la liberté.
Surtout pas à notre esprit de résistance qui fait la République si grande, la France si forte. pic.twitter.com/SoBnuWqcof
Pedro Sanchez, il capo del Governo spagnolo, solidarizza con gli anziani, sposta l’attenzione sulla loro protezione, invita il paese a rafforzare il legame generazionale. Un approccio comunicativo premiato dall’audience, infatti nella stessa giornata si raggiunge il picco di condivisioni all’insegna dell’unità nazionale.
Nuestros mayores fueron la tabla de salvación de muchas familias en la crisis de 2008. Hoy necesitan nuestra ayuda. Demostremos que aprendimos de su ejemplo, de la solidaridad entre generaciones. Protejamos a los mayores protegiéndonos a nosotros mismos. #EsteVirusLoParamosUnidos pic.twitter.com/sgC5AQOqQp
— Pedro Sánchez (@sanchezcastejon) March 14, 2020