Il numero delle vittime col coronavirus è molto più alto di quanto appaia ufficialmente. Sono “tantissimi” infatti, secondo il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, coloro che sono morti nella città e nella provincia e a cui non è stato fatto il tampone, per cui non rientrano nel conto ufficiale.
Nella zona attualmente più colpita dal coronavirus, con un numero di morti impressionante e un numero di contagi che si moltiplica ogni giorno (oggi è stata sfondata quota 4.300), il primo cittadino del capoluogo ha raccolto le opinioni e gli appelli di molti colleghi della provincia, spiegando che quindi “il computo dei morti potrebbe essere più alto” rispetto a quello rilevato dalle statistiche ufficiali, perché molti “non muoiono in ospedale”, oppure sono morti in casa e non sono stati classificati come decessi con coronavirus.
A spiegare i termini della questione all’AGI è il sindaco di Scanzorosciate, Davide Casati: “Abbiamo provato a raccogliere i dati dall’anagrafe comunale, raffrontandoli con quelli dell’anno scorso: nel periodo dal 2 al 15 marzo del 2019 abbiamo avuto 6 decessi di anziani, tutti in casa di riposo. Quest’anno nelle stesse due settimane ne contiamo 36”. Un numero sestuplicato per un comune di appena 10 mila abitanti.
Ma c’è un dato che è ancora più importante approfondire: delle 36 morti di quest’anno registrate direttamente dall’anagrafe comunale, perché non avvenute in ospedale (in questo caso le certificazioni arrivano agli uffici comunali solo molti giorni dopo), nessuno è stato classificato come decesso con coronavirus. Eppure “dei 9 morti in casa, 4 hanno avuto un riscontro di ‘polmonite’, ‘insufficienza respiratoria’ e quindi ‘arresto cardiocircolatorio’; stesse diagnosi riportate sull’atto di morte di ben 13 dei 27 deceduti in casa di riposo”.
Polmoniti, bronchiti, problemi respiratori, ma non coronavirus: è su questo che si concentra allora l’attenzione dei sindaci, che sulla congruenza di questi dati chiedono “di mettere una lente d’ingrandimento”.
Il risultato, che terrorizza, è che l’incidenza del coronavirus potrebbe essere di gran lunga maggiore rispetto ai numeri ufficiali. C’è poi un ulteriore punto: i decessi di questo tipo sono stati classificati in questo modo perché “né per coloro che sono morti in casa, né per coloro che risiedevano invece in una Rsa risulta che siano stati fatti i tamponi per la verifica”, non trovandosi in strutture che ne sono fornite, ovvero gli stessi ospedali, presi d’assalto.
E d’altro canto “non è possibile scrivere su un documento che avessero contratto l’infezione in assenza del test”. La conclusione è che molte “sono censite come semplici polmoniti, ma abbiamo un ragionevole dubbio di pensare che si trattasse di Covid-19”.