“Con questo decreto abbiamo accorciato di otto, nove mesi l’ingresso nel mondo del lavoro dei laureati in Medicina. Lo chiedevano gli studenti, i camici bianchi, gli amministratori della sanità”. È soddisfatto il ministro dell’Università Gaetano Manfredi, già presidente dal 2015 della Conferenza dei Rettori delle università italiane, Cru, che in un’intervista a la Repubblica spiega così il senso del decreto che stabilizza diecimila laureati che diventano “immediatamente medici”: “Per lavorare nei reparti serve una specializzazione. Questi diecimila potranno essere impiegati subito nei servizi territoriali, nelle sostituzioni della Medicina generale, nelle case di riposo. Libereranno diecimila medici che, loro sì, saranno trasferiti nei reparti di corsa”.
I “diecimila” sono dunque “i laureati in Medicina che hanno fatto domanda per l’Esame di Stato, fino a ieri necessario per l’abilitazione al mestiere”. In un primo momento il loro esame di Stato era previsto per il 28 febbraio, “poi l’abbiamo spostato ad aprile – spiega il ministro Manfredi – ora non è più necessario sostenere la prova a quiz” pertanto “chi si laurea in Medicina, una laurea magistrale, un percorso di sei anni, è immediatamente medico”. È questo stato possibile “perché una precedente legge già aveva inglobato il tirocinio formativo nel corso di studio”.
Chiede il quotidiano: si tratta di una legge valida solo per il periodo dell’emergenza? “È una legge di Stato, definitiva”, risponde il ministro dell’Università.