La Sardegna, che vuole ancora essere ricordata come la terra della longevità, si chiude a guscio per proteggersi dal contagio del Covid-19. Il coronavirus non ha mietuto vittime per ora, ma i contagi sono balzati a 45 in pochi giorni, mentre l'isola veniva presa d'assalto da connazionali in fuga dalle regioni più colpite del Nord Italia.
Finora si sono autodenunciati alle autorità in 13.300, inclusi residenti rientrati da viaggi per lavoro o per cure fuori dall'isola o da vacanze. Per loro è obbligatorio l'isolamento domiciliare, ma sindaci e comunità locali temono coloro che non lo rispetteranno, specie quelli arrivati in Sardegna per godersi liberamente mare e sole e nel contempo sfuggire alle restrizioni delle prime zone rosse. Per intensificare i controlli la Regione ha schierato 1.300 uomini del proprio Corpo forestale, mentre quelli dell'agenzia Forestas collaboreranno con la Protezione civile.
Per limitare spostamenti e contatti e contenere l'epidemia, con un'ordinanza il presidente dimezza le corse del trasporto pubblico locale (treni, metropolitana leggera e bus), chiude i collegamenti con la Corsica e taglia di almeno il 20% quell diurni i con le isole minori (Carloforte, La Maddalena e l'Asinara), del 50% le tratte marittime notturne.
I sindaci della Maddalena e Carloforte, Comuni a forte vocazione turistica e numerose seconde case, hanno chiesto correttivi per le esigenze sanitarie delle loro comunità. Solinas torna poi a chiedere alla ministra dei Trasporti Paola De Micheli di sospendere tutto il traffico passeggeri sui porti e gli aeroporti sardi, "mantenendo operativo il solo traffico merci su unità di carico isolate (semirimorchi, container), non accompagnate".
Voli sempre più rari all'aeroporto di Cagliari
Le misure speciali proposte prevedono una deroga per passeggeri con comprovate e improrogabili esigenze sanitarie o di servizi pubblico, comunque da autorizzare. L'aeroporto di Cagliari - ha chiesto Solinas - resti aperto solo per "improrogabili esigenze di connessione territoriale con la penisola, per i soli voli autorizzati per motivi sanitari.
In realtà, l'unico scalo aeroportuale autorizzato a restare aperto in Sardegna, quello di Cagliari Elmas, si sta già desertificando. Da settimane gli aerei, anche quelli della continuità territoriale per Roma Fiumicino e Milano Linate, volano semivuoti. Oggi erano previsti solo otto voli fra arrivi e partenze sui due principali scali della penisola, ma uno nel frattempo è stato cancellato. Domani saranno appena sei.
Da oggi, infatti, le tre compagnie low cost Ryanair, Easyjet e Volotea hanno sospeso tutte le tratte su Cagliari, dove nei primi 12 giorni di marzo, il traffico passeggeri si è più che dimezzato (-54%). Nella sola giornata di giovedì 12 marzo il calo è stato dell'88%.
L'esodo sui traghetti
Ma restano aperte le rotte marittime. Sui traghetti dal resto d'Italia l'esodo continua, come segnalano sindaci dei Comuni costieri e residenti. La Fit Cisl, tramite il segretario Valerio Zoccheddu, ha denunciato due episodi recenti. Un passeggero del Nord Italia arrivato da Genova su Porto Torres ha raggiunto Oristano in treno, nonostante fosse scosso da una tosse irrefrenabile. Alla stazione degli autobus è stato segnalato alle forze dell'ordine dall'azienda di trasporto pubblico locale.
Al porto di Olbia un gruppo di una trentina di persone sbarcate dal traghetto salpato da Livorno ha deciso di salire si un bus di linea diretto a Nuoro, nonostante una di loro tossisse insistentemente. L'autista della corriera, preoccupato, ha fatto scattare l'intervento della polizia, che ha scortato il mezzo pubblico fino a destinazione.
Fra i residenti crescono rabbia e impotenza, che rimbalzano sui social, di fronte ai rischi di contagio. C'è chi propone il 'rimpatrio' forzato dei connazionali in fuga (i consiglieri regionali di LeU e il movimento Caminera Noa), in particolare, dei 'continentali' proprietari di seconde case che si sono precipitati a svernare nell'isola, e chi, invece, è per l'accoglienza, come gli indipendentisti di Sardigna Natzione Indipendendentzia.
Con loro anche l'ex deputato Michele Piras, che, però, lancia l'idea di una tassa di solidarietà da Covid-19: "Un contributo straordinario da parte di questi cittadini per il sistema sanitario sardo".