“Più dei provvedimenti del governo contano i comportamenti individuali. La gente non ha capito quanto sta rischiando”. È il monito di Giovanni Rezza, 65 anni, dal 2009 direttore del Dipartimento malattie infettive, parassitarie ed immunomediate dell’Iss, l’Istituto superiore di sanità, in un’intervista al Corriere della Sera.
Secondo il medico “se le misure venissero applicate con veemenza e tempestività e con un’attenta azione di quarantena il virus potrebbe essere almeno rallentato per dare tempo ai servizi sanitari di organizzarsi e non andare in tilt con una grande affluenza di malati”, ma per questo obiettivo, aggiunge “occorre una mobilitazione straordinaria”. E l’unico modo per fermare l’epidemia da coronavirus “sarebbe chiudere in stile cinese, ma in un Paese occidentale non si può perché bisogna far e i conti co n i comportamenti umani”.
A tale proposito Rezza dice di vedere “tanti giovani girare per la strada” impegnati soprattutto tra “apericena, locali, movida, baci, abbracci”. “Non è in gioco la loro salute – avverte il sanitario – ma quella di genitori, nonni, zie”. E intima ancora un volta: “Se non vogliono essere responsabili nei confronti della collettività, che lo siano almeno per protegger e la famiglia. È da incoscienti star e liberamente in mezzo alla gente”. Lo stesso, osserva il medico,vale per francesi e tedeschi. “Mi sembra che non abbiano inteso a cosa stanno andando incontro”, conclude