"Il mio giudizio è positivo: in questi primi giorni di chiusura delle scuole l'esperimento della didattica a distanza ha mostrato di funzionare bene. Negli ambienti scolastici c'è fermento. Quello che non si è fatto negli anni, come sviluppo spontaneo di utilizzo nelle scuole delle tecnologie informatiche, lo stiamo facendo ora, sotto la minaccia sanitaria del coronavirus".
Lo dice all'AGI Antonello Giannelli, presidente dell'Associazione nazionale presidi, a cui abbiamo chiesto di tracciare un primo bilancio delle nuova fase che si è aperta nella didattica e nelle scuole dal 4 marzo, giorno in cui è stata ufficializzata la sospensione dell'attività didattica in tutte le scuole e università fino al 15 marzo.
L'ANP ha messo in campo le competenze dei propri iscritti per fornire informazioni, esempi e supporto alle istituzioni scolastiche impegnate nell'attivazione della didattica a distanza. È stata costituita una task force nazionale, coordinata dalla professoressa Antonella Greco (Presidente ANP Brescia) a cui tutti posso rivolgersi.
Inoltre, sul sito dell'Anp, è stato pubblicato un elenco (in continuo aggiornamento) di istituzioni scolastiche che già praticano la didattica a distanza e che mettono a disposizione suggerimenti e consigli pratici.
"Tra loro ci sono delle vere e proprie eccellenze" sottolinea Giannelli. "Ne cito solo qualcuna: il Liceo scientifico, musicale e coreutico Marconi di Pesaro, dove 1.900 studenti, fin dal primo giorno di chiusura delle scuole, fanno regolarmente lezione e non hanno perso neppure un'ora. Oppure - prosegue - l'Istituto d'istruzione superiore Severi di Gioia Tauro, proprio quello dove il premier Conte il 14 febbraio ha presentato il Piano per il Sud 2030".
Le scuole più esperte nella Dad (didattica a distanza) possono fare da guida e dare consigli agli istituti meno esperti. "Sono software semplici - osserva Giannelli - a volte può bastare qualche consiglio telefonico".
Come stanno reagendo i genitori che da un giorno all'altro si ritrovano con i loro ragazzi a casa? "I genitori sono senz'altro i più preoccupati - risponde il presidente dell'Anp - i meno preoccupati sono gli studenti, in mezzo ci sono i presidi e i docenti che non hanno nemmeno il tempo di preoccuparsi. Ma mi creda, gli studenti stanno prendendo sul serio questa situazione, non mancano una lezione on line, e in generale la frequenza è più elevata di quanto non sia in classe. Lo stesso studente negligente ad alzarsi la mattina, è presentissimo all'appuntamento on line, perché utilizza uno strumento a lui familiare. Peccato che si sia dovuto aspettare un'emergenza".
Intanto circola con insistenza la voce di un prolungamento della chiusura delle scuole oltre il 15 marzo? "È un'ipotesi probabile - risponde Giannelli - ma non potranno che dircelo pochi giorni prima. Dipenderà dall'andamento dei dati epidemiologici: qualora non si sia superato il picco dei contagi, sarà inevitabile prolungare la chiusura. Guardi che le scuole vengono chiuse non perché gli studenti si possono infettare, ma perché essi stessi sono veicolo di contagio. Le aule scolastiche sono il luogo ideale per il contagio: i ragazzi siedono vicini, in ambienti umidi, con l'aria che non si cambia. C'è un'estrema promiscuità, per non parlare poi dei bambini piccoli".
Come accoglieranno i presidi un'eventuale decisione di prolungare la chiusura degli istituti oltre la metà di marzo? "Qui non si tratta di approvare o meno - conclude Giannelli - io non discuto quello che dicono le autorità sanitarie, altrimenti diventiamo tutti medici e non mi sembra il caso".