Tre femminicidi in due giorni a gennaio hanno fatto precipitare la Sicilia nel baratro della violenza. "Capillare, diffusa sistemica, persistente: la violenza di genere c'è sempre stata", ha spiegato la sociologa Alessandra Dino aprendo la videoconferenza del Centro Pio La Torre a conclusione del programma di didattica antimafia nelle oltre 110 scuole aderenti in tutta Italia.
I lavori sono stati seguiti in streaming da docenti e studenti a causa delle limitazioni imposte in questi giorni dall'emergenza coronavirus. "Il corpo femminile, luogo della differenza, diventa anche luogo dell'accanimento della violenza di genere che spesso evidenzia una volontà di distruggere, insistendo sul viso, quasi a volere simbolicamente cancellarne l'identità", ha continuato Dino.
Immediato il riferimento a uno dei casi più drammatici, che risale al 30 gennaio, di una donna di Mazara del Vallo, segregata in casa dal marito e massacrata di botte per tre giorni fino alla morte della vittima che aveva presentato due denunce contro il suo carnefice, salvo poi ritirarle. "Come pecora al macello", ha detto ai funerali il vescovo Domenico Mogavero, "vittima di una allucinante fissazione che la riteneva colpevole di infedeltà e sottoposta a indicibili torture".
Appena 24 ore dopo, a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta, un 27enne, quando si è visto respinto, ha estratto una pistola e ucciso prima la ex e poi la figlia di lei, infine si è tolto la vita. A novembre, in provincia di Palermo, una trentenne di Bucarest è stata trucidata a coltellate dall'amante, un imprenditore la cui furia sarebbe stata scatenata dall'aver saputo di aspettare un figlio dalla giovane.
L'anno scorso in tutta Italia sono stati commessi 103 femminicidi, di cui 7 in Sicilia. Secondo l'ultimo Rapporto Eures 2019, l'Isola ha il primato per denunce di stalking (35 ogni 100 mila abitanti), con 10 punti percentuali in più rispetto alla media nazionale del 24,6: dati che rivelano la dimensione del tragico fenomeno della violenza sulle donne.