Raccontarsi storie è un modo per sopravvivere alla paura, e anche alla quarantena, come durante la peste del 1348 accadde ai protagonisti del Decameron. “Forse addirittura con qualche accorgimento in più visto che ai tempi del Coronavirus non è neanche possibile assembrarsi in un luogo di campagna come fecero i giovani narratori del Boccaccio”.
Oggi però la tecnologia ci aiuta. “E allora le storie raccontiamocele su Whatsapp con una #decameronchallenge”: è ’idea di Laura Tagliaferri, una giovane insegnante della media Spezzaferri di Lodi (vicino all’epicentro del contagio), che ha inventato un modo per coinvolgere i suoi studenti durante le giornate di chiusura delle aule e proseguire così l’insegnamento a distanza. La prof ha raccontato all’AGI la sua trovata.
Nella chat della classe “ogni giorno io lancio il tema vero della giornata del Decameron; oggi per esempio è quella degli amori e lieto fine. Racconto prima novella vera di giornata di Giovanni Boccaccio e lascio poi agli studenti la possibilità di inventare una storia per ciascuno su quel tema. Il passo successivo è condividerla tramite messaggio vocale”. La migliore della giornata sarà premiata con una nota positiva.
Nessun limite alla fantasia: “Unico paletto è la cura per la struttura narrativa e per l’esposizione, che deve essere quasi recitata”. La prof ha scatenato così un rincorrersi di messaggi vocali sulla chat di classe che è diventata una sorta di Decameron digitale: “I più timidi hanno chiesto di mandare il proprio elaborato per iscritto e ho accordato il permesso per non frenare la loro fantasia”.
L’insegnante lodigiana ha scelto la modalità della “challenge”, della “sfida”, “per combattere la noia”. E ha optato per Whatsapp “per andare incontro agli studenti con meno strumenti: in questo modo non devono neanche accendere il pc. Sembra poco, ma per alcuni è molto e anche programmi come Google Classroom non sono accessibili; un messaggio vocale invece possono davvero inviarlo tutti”.
Il cellulare di alunni e docenti si è trasformato in poco tempo “in un luogo per scambiarsi racconti fantastici, talvolta autobiografici”, ma anche per “riflessioni, impressioni e complimenti reciproci”. Il primo giorno erano solo 5 i ragazzi della che avevano deciso di partecipare, poi, a raffica, sono arrivati tutti gli altri. Con delle sorprese: “Uno studente dislessico ha incantato tutti, scegliendo il filone degli animali: ha elaborato favole esopiche che avrebbe avuto difficoltà a mettere per iscritto, ma che in forma orale hanno emozionato tutti”.
Qualcuno ha anche raccontato di sé. E’ il caso della giornata in cui nel Decameron si racconta di Federico degli Alberghi (nona novella della quinta giornata, narrata da Fiammetta, e incentrata su “sull'amor cortese e sulle virtù che, sfiancati dalla liberalità eccessiva, alla fine trovano frutto nell'unione con una controparte”): “Una ragazza della classe ha raccontato di come avesse speso tutti i suoi soldi a compare regali di San Valentino per un coetaneo, senza ottenere l’effetto sperato”. Lo stesso effetto ha fatto la seconda giornata, in cui Boccaccio parla delle conquiste a cui si arriva con fatica: “La studentessa ha raccontato dei suoi problemi alimentari e del suo percorso, assieme ad una nutrizionista, all’accettazione del proprio corpo”.
Ai tempi del Coronavirus “i ragazzi sono informatissimi, conoscono i numeri e leggono molti articoli: il compito di noi insegnanti è stato anche quello di aiutarli a capire, facendoli riflettere sulle fake news che girano in rete”, ha poi considerato Laura.
Al termine della challenge non ci saranno voti in numeri, ma note di merito rigorosamente “segnate sul registro elettronico”. Perché “all’insegnamento digitale eravamo già stati sollecitati prima dell’emergenza”, spiega. E chissà che quest’idea non diventi uno spettacolo teatrale “nella speranza di tornare presto tra i banchi di scuola”.