Presidente Antonino Savo Amodio, qual è il significato della cerimonia di apertura dell’anno giudiziario?
“La relazione annuale del Presidente del Tribunale costituisce l’occasione di incontro con tutti gli “attori” del processo amministrativo (magistrati, avvocati) per una riflessione sull’attività svolta nell’anno trascorso e per delineare le linee di azione dell’anno appena iniziato. Per me, poi, assume un particolare valore perché è la prima della mia ancora giovane esperienza presidenziale, che giunge al culmine di una lunga carriera, per la maggior parte svolta proprio presso il Tar del Lazio.”
Può dare un’indicazione di come si colloca il Tar del Lazio nel panorama della Giustizia amministrativa?
“Posso tranquillamente affermare che il Tribunale che ho l’onore di presiedere costituisce un unicum nell’ambito del sistema giurisdizionale, in quanto si pone al crocevia degli assetti istituzionali del Paese. Lo testimonia, in particolare, la competenza a trattare i ricorsi riguardanti gli atti di maggiore rilevanza adottati dagli organi centrali dello Stato, quelli emanati dalle Autorità indipendenti, nonché quelli relativi alle gare di appalto di maggiore rilevanza sotto il profilo economico. Il Tar del Lazio riveste un ruolo di rilievo anche in ambito sovranazionale, in quanto contribuisce all’integrazione degli ordinamenti giuridici e ad assicurare la conformità del diritto interno al diritto dell’Unione Europea".
Quali sono le caratteristiche del contenzioso trattato?
"Al nostro Tribunale pervengono ricorsi che attengono agli ambiti più disparati della vita sociale del Paese. Accanto alle controversie di natura economica, di cui ho già detto, si pongono quelle che riguardano diritti di rilevanza costituzionale, quali, tra gli altri, il diritto alla salute, alla salubrità dell’ambiente ed il diritto al lavoro. Cerchiamo, sia pur con difficoltà, dato il numero imponente di ricorsi che annualmente sono depositati, di assicurare la tutela di tutte le istanze di giustizia che ci pervengono, in considerazione del fatto che ogni azione giudiziaria riveste per chi la propone un’importanza decisiva.”
Presidente Savo Amodio, può fornirci qualche dato che dia un'idea di questo rilevante afflusso di contenzioso?
“Nel corso del 2019 sono stati depositati 16.307 ricorsi, con un incremento del 5% rispetto al 2018. Il dato si inserisce in un costante trend ascensionale, se si pensa che, nel 2010, i depositi ammontavano a 12.211. Particolarmente significativo è altresì che il Tribunale è chiamato a trattare oltre il 32% dei ricorsi proposti davanti a tutti i Tribunali amministrativi d’Italia”.
Quante decisioni sono state assunte nel 2019?
“Nell’anno appena trascorso sono stati definiti 18.444 ricorsi, rispetto ai 16.307 depositati. Il saldo è perciò positivo ed ha prodotto un’ulteriore riduzione dell’arretrato. Devo, purtroppo, evidenziare che, nonostante tutti gli sforzi (si pensi che, nel 2010, l’arretrato ammontava a 143.254 ricorsi), il numero di giudizi da definire rimane particolarmente elevato: al 31 dicembre 2019 erano 50.767".
Tutto questo, Presidente, comporta un impegno particolare che grava sul personale di magistratura e amministrativo. Ma quale è la situazione degli organici?
"Le scoperture restano particolarmente significative, anche se devo sottolineare l'attenzione che il Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa ha manifestato nei confronti delle necessità del Tribunale, provvedendo di recente ad assegnare ad esso 17 magistrati e colmando così, sia pure solo parzialmente, le carenze esistenti (attualmente, i magistrati in servizio sono 66). Quanto comunque all’organico di diritto, di 86 magistrati, non posso non evidenziarne l’insufficienza, tenuto conto della qualità e della quantità dei ricorsi proposti. Stesso discorso vale anche per il personale amministrativo, assolutamente indispensabile per assicurare l’adeguata funzionalità dell’ufficio giudiziario”.
Presidente, per concludere: quale soluzione proporrebbe per abbattere o, almeno, ridurre sensibilmente questo contenzioso?
"Credo che, piuttosto che ricorrere a riti alternativi, che molto spesso non producono, alla lunga, risultati soddisfacenti, la soluzione realmente efficace sia una profonda riforma della Pubblica amministrazione, improntata, da un lato, alla semplificazione dei procedimenti decisionali e, dall'altro, all'effettiva responsabilizzazione dei dirigenti pubblici, attraverso il necessario sfoltimento delle norme che regolano l'esercizio dei pubblici poteri, con un'attenzione all'assunzione, laddove possibile, di moduli operativi di diritto privato".