Si tratta sicuramente di una delle migrazioni più lunghe di sempre ma "è impossibile dire che cosa abbia effettivamente spinto questo gruppo di orche a scegliere una rotta diversa da quelle abituali e ad entrare nel Mediterraneo". Elena Papale, ricercatrice dell'Istituto per lo Studio degli impatti antropici e Sostenibilità in ambiente marino del Consiglio nazionale delle ricerche, parla con l'Agi dell'insolito 'viaggio' che ha portato quattro esemplari di 'Orcinus Orca' prima nelle acque del porto di Genova, ai primi di dicembre, e ora in quelle dello Stretto di Messina.
"L'ipotesi più probabile - premette Papale - è che siano in cerca di cibo ma i fattori che possono incidere sul loro comportamento sono diversi, per azzardare delle ipotesi bisognerebbe monitorarle più a lungo. Ed è impossibile prevedere che cosa faranno adesso, se punteranno verso lo Jonio in cerca di acque più profonde o torneranno indietro.
Di certo c'è che le orche migrano periodicamente, da nord (dove vivono tra primavera ed estate) e sud (in autunno e inverno): ce n'è una 'colonia' che vive intorno allo stretto di Gibilterra, ma le quattro entrate nelle nostre acque arrivano dall'Islanda ed avrebbero dovuto avere come meta l'Atlantico".
"Quello di cui stiamo parlando - prosegue la ricercatrice - è un classico 'pod', un gruppo familiare composto in genere da una madre e da una o due generazioni di figli: stavolta si trattava di due adulti, un maschio e una femmina, e da due subadulti, più un cucciolo morto nella zona di Genova. Ora c'è preoccupazione perché gli esemplari avvistati ieri sarebbero solo tre, ma se è vero che uno dei quattro appariva un po' più sofferente degli altri, e' anche vero che e' tutt'altro che facile vederli: potrebbero anche essere ancora in quattro".
La presenza di orche nel Mediterraneo "è assai sporadica, tra un avvistamento e l'altro passano anni ma il 2019 è stato un anno 'fortunato': prima delle orche era toccato ad una megattera (la balena oceanica apparsa nelle acque del Golfo di Napoli e in quelle di Livorno, ndr) e ad alcune pseudorche (viste ancora in Sicilia, ndr)".