L’edicola si evolve. Si trasforma. Muta. Non più solo vendita di giornali, riviste, libri, figurine e gadget vari. D’ora in avanti al chiosco dei giornali si potrà acquistare anche cibo. Confezionato e non da cuocere. Però non potranno esser venduti alcolici. Espressamente vietato. Lo stabilisce il Testo unico sul commercio varato dalla Regione Lazio e in vigore da tre settimane, che incentiva l’integrazione della vendita di quotidiani e periodici con attività e servizi innovativi. Come lo può essere, ad esempio, anche l’emissione di certificati. Le edicole potranno pertanto diventare dei minimarket. Potranno integrare la vendita di prodotti editoriali con altri generi per il 40% della loro superficie. Una vera rivoluzione.
Un modo per combattere il declino di questi punti vendita, penalizzati dalla crisi progressiva dei giornali, costretti alla perdita di copie su copie dall’accesa concorrenza di Internet e dei nuovi media in genere. Ma è da molto tempo che gli edicolanti chiedono si poter allargare il proprio bacino di utenza per sconfiggere o quantomeno arginare la crisi. Tanto che chiedono di poter emettere i biglietti del Lotto e del SuperEnalotto, anche se la pratica è al momento ancora ferma. Il cibo è invece stato sdoganato. Perché oggi la cosa più in voga, vista anche la reclàme che viene dalle televisioni con le trasmissioni dedicate a chef e Masterchef, ristoranti e ristoratori.
Per varare il Testo unico sul commercio ci sono voluti dieci anni e più di una legislatura. L’ultimo testo risale al 1999. Ma ora Nicola Zingaretti porta a casa un provvedimento senza voti contrari. Unanimità. Di vedute e consensi. Tra le novità più importanti del Tuc ci sono anche regole più severe per quanti faranno saldi anticipati sul periodo fissato e per chi vende negli outlet – tipologie e qualità del prodotto – a tutela del consumatore.
Ma a Roma, per quel che riguarda le edicole, nonostante la nuova legge della Regione Lazio, un precedente innovativo c’è già dallo scorso 31 marzo. Si trova a Borgo Pio, a due passi dal Vaticano. Si chiama Erno, Edicola Romana Non Ordinaria, ed è gestita da quattro giovani soci Valentina Chiani, Davide Monteleone, Andrea Mercuri e Alberto Vallorini, un chiosco dove si può consumare l’aperitivo e comprare e leggere insieme il giornale, in quella che è ormai definita come la "boutique della stampa". E fare dunque uno spuntino. La domenica, all'ora canonica che precede il pranzo; oppure la sera dopo il lavoro: si acquista il giornale, per dare un senso compiuto alla propria giornata e capire cosa c'è dietro la babele delle news che ha scandito la giornata, e si può sorseggiare una birra, bere un bicchiere di vino.
"Da tempo puntavamo il chiosco che era chiuso e abbandonato da una decina di anni, abbiamo fatto una serie di ricerche, ritracciato i proprietari e siamo subentrati con la nostra società", spiega Valentina Chiani, laureata in ingegneria ed oggi edicolante di 'nicchia'. A spingerli a fare la scelta di ridare vita all'edicola di piazza Capponi una recente disposizione che consente alle edicole di allargare i propri interessi e vendere, oltre ai giornali, anche tutta una serie di altri prodotti, a partire da bevande e snack.
Ora l’unica cosa da vedere – semmai – è se c’è o meno compatibilità tra la disposizione recente che consente alle edicole di vendere anche bevande e snack e il Testo unico sul commercio della Regione Lazio che, invece, vieta espressamente gli alcolici.