Per il procuratore facente funzioni di Roma Michele Prestipino "si tratta di un gruppo criminale che non ha eguali in altre città italiane che operava a Roma Nord e che coinvolge criminalità sportiva, politica e non solo". Ruotava attorno alla figura di Fabrizio Piscitelli, alias 'Diabolik', sotto inchiesta prima di morire assassinato il 7 agosto scorso al Parco degli Acquedotti, e a quella del socio Fabrizio Fabietti l'associazione per delinquere che approvvigionava la capitale di cocaina, hashish e marijuana.
Cinquantuno arresti sono stati eseguiti oggi dalla Guardia di Finanza su ordine del gip Angela Gerardi: in manette oltre ai capi, gli acquirenti all'ingrosso, gli addetti al recupero crediti, fornitori abituali ed occasionali, e ancora corrieri e 'factotum' arruolabili all'occorrenza.
Il gruppo poteva contare su un flusso costante di droga proveniente dal Sud America (cocaina da Colombia e Brasile) e dal Nord Africa (hashish dal Marocco), e controllava le piazze di spaccio di interi quartieri, con basi a nord alla Bufalotta, a est tra San Basilio, Colli Aniene, Tor Bella Monaca e Borghesiana, a sud nelle zone del Tuscolano e della Romanina, a ovest da Ostia a Primavalle, e in aree limitrofe (comuni di Frascati, Ardea e Artena), secondo una vera e propria logica imprenditoriale di divisione dei compiti.
I magistrati della Dda parlano di una compravendita di 250 chili di cocaina e 4.250 chili di hashish, per un valore complessivo stimato al dettaglio di circa 120 milioni di euro in nove mesi. Chi non pagava, doveva fare i conti con la "batteria" di picchiatori reclutati tra pugili albanesi e alcuni ultrà della Lazio tra i quali Ettore Abramo, detto Pluto e Aniello Marotta, che un paio di settimane fa sono finiti ai domiciliari per aver incendiato un'auto dei vigili urbani a Ponte Milvio lo scorso 15 maggio prima della finale di Coppa Italia tra i biancocelesti e l'Atalanta.
"Li massacriamo tutti" e "vabbè spariamogli, che dobbiamo fare" alcune delle frasi intercettate che dimostrano quanto la violenza esercitata fosse il modo per controllare le piazze. "La devo dà a tutta Roma...", cosi' diceva Fabietti, intercettato in casa mentre era ai domiciliari. Nella sua abitazione, i vertici dell'organizzazione facevano il punto degli affari e studiavano nuove iniziative. Come quando, tra l'agosto e il settembre del 2018, progettarono la pianificazione dell'importazione, tramite un natante, di un ingente carico di hashish proveniente dal Marocco, con l'appoggio di un altro sodale (Fabio Panichelli), già destinatario di un provvedimento restrittivo per 10 anni e 10 mesi di reclusione da scontare, in relazione a fatti analoghi.
Piscitelli e Fabietti si sarebbero adoperati per agevolare "la latitanza di Panichelli, fornendogli documenti falsi per l'espatrio e consentendogli cosi' di giungere in Spagna attraverso il Marocco dove poter gestire le fasi di approvvigionamento e spedizione del narcotico ai soci".
In ballo c'erano 2500 kg di hashish da suddividere in sette. Dalle indagini è emerso che il 18 settembre 2018 il gruppo aveva la disponibilità di 407 kg di hashish che venne sequestrato dal Gico, circostanza che "ha provocato una certa agitazione tra gli indagati, d'accordo nel ritenere necessario avvisare dell'accaduto Panichelli che stava all'estero".