Come si sa quella alla plastica è una guerra che va combattuta duramente, perché è un materiale duro a morire. Non solo per “spirito” di resistenza materiale, ma anche psicologico. Sia tra i produttori che tra i consumatori. Tanto che, nel frattempo, nel tentativo di scoraggiarne l’uso o il ricorso, l’ipotesi su cui i tecnici del ministero dell’Economia e dell’amministrazione finanziaria stanno lavorando è quello di un prelievo di 0,2 euro per chilogrammo. Sì, proprio una sorta di imposta di consumo, tal quale a un’accisa, sulla produzione o sull’importazione della materia. Una tassa applicata agli imballaggi di plastica, alle bottiglie, ai contenitori e alle confezioni per prodotti alimentari.
Così, scartata quella sulle merendine, dissoltasi la sugar tax e archiviata per il momento quella sui voli aerei, il balzello sulla plastica potrebbe invece sopravvivere ai dinieghi pronunciati dalla politica e dai suoi imperativi “no tax”. L’industria però si sta organizzando da sé per superare l’utilizzo degli imballaggi in plastica con idee originali e anche molto ingegnose in versione sostenibile, realizzazioni concrete che sono oggetto per esempio di una in mostra nel corso del fine settimana a Milano, nell’Inspiring Packaging Showcase allestito nelle sale del Fresh Retailer 2019, l’evento che si svolge ogni due anni e che è rivolto al mondo dell’ortofrutta e della distribuzione come ci informa l’edizione del Sole 24 Ore. Ciò che costituisce ormai una vera e propria tendenza produttiva. Una “moda necessaria” per l’industria e per le nazioni se non si vuole incorrere nelle procedure di infrazioni europee o nei sovrapprezzi.
Ma anche il mondo delle associazioni sta muovendo i suoi passi in questa direzione. Tant’è che già la scorsa settimana FederBio e FederlegnoArredo hanno stretto un accordo che prevede la promozione dell’impiego degli imballaggi in legno di pioppo specificamente per i prodotti biologici. La partnership tra le due associazioni di categoria prevede lo sviluppo della coltivazione biologica certificata del pioppo in Italia e l’implementazione dell’utilizzo di questa materia prima per dar vita za imballaggi per gli alimenti che siano completamente riciclabili.
La lavorazione del legno di pioppo, infatti, richiede una minor quantità di energia rispetto alla quasi totalità delle altre materie prime conosciute. Anche perché il pioppo ha una notevole capacità di depurare l’aria, tipica delle specie vegetali a rapido accrescimento: una singola pianta di pioppo preleva dall’atmosfera tra i 70 e i 140 litri di anidride carbonica all’ora e ne cede altrettanti di ossigeno.
E allora, date le premesse, cosa ritroviamo oggi o ritroveremo domani sui nostri scaffali in concreto? Vediamo alcuni esempi: il gruppo neozelandese Zespri, che è il primo distributore al mondo di kiwi, già dallo scorso febbraio per alcune linee della frutta prodotta ha adottato il nuovo bollino EcoLabel, realizzato dalla società britannica Sinclair. Si tratta di un’etichetta interamente compostabile, che può essere gettata nell’umido insieme alla buccia a cui è attaccata.
La carta, cioè la sostanza adesiva insieme agli inchiostri di cui si compone sono certificati Ok Compost e Seedling dell’ente di certificazione austriaca Tuv. Quindi direttamente eliminabili.
E ancora dall’Inghilterra, arriva un’altra soluzione per l’etichettatura, questa volta a carattere laser. Il suo nome è Natural Branding, viene realizzata dalla Jbt e può essere utilizzata per imprimere in maniera sicura il marchio direttamente sulla buccia della frutta e della verdura, risolvendo alla radice il problema del bollino. Tanto da diventare commestibile.
Ma non è tutto: a Forlì il consorzio Bestack, in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Bologna, ha brevettato un prodotto di nome “Attivo”, cioè un cartone a carattere ondulato per la frutta in grado di allungarne la vita sugli scaffali dei supermercati ed evitandone così la maturazione precoce. Proprio in forza di una speciale tecnologia, nel cartone viene nebulizzata una miscela di olii essenziali al 100% naturali, estratti anch’essi dalla frutta, che svolgono un’azione antimicrobica sui prodotti ortofrutticoli contenuti nella confezione rallentandone il processo di maturazione.
Mentre a Cesena il gruppo Sorma, che realizza macchine per l’imballaggio di prodotti freschi alimentari, si è inventato dal nulla Verbag, una retina al 100% biodegradabile e compostabile. Particolarmente adatta alle arance, alle patate e ai fagiolini, ha la banda stampata - quella con le indicazioni prodotto, del peso e del produttore - realizzata con una speciale carta biodegradabile e compostabile. La rete, invece, è realizzata con prodotto plastic free, anch’essa biodegradabile e compostabile.
Ma per eliminare del tutto la plastica dalle vaschette utilizzate per confezionare la frutta e la verdura fresche la cuneese Retarder s’è inventata di sana pianta uno speciale materiale cellulosico. E grazie a una tecnologia innovativa le fibre di cellulosa, sia vergini sia riciclate, vengono assemblate in modo da comportarsi esattamente con le stesse proprietà della plastica, pur rimanendo però al 100% riciclabili come la carta. Le parti trasparenti vengono realizzate in Pla, una bioplastica ricavata direttamente dal mais.
Dall’industria al consumatore il passo è breve. Ora la “reazione” spetta a quest’ultimo e vedere se in prospettiva sceglierà orientarsi sull’utilizzo di imballaggi “alternativi” come quelli qui prospettati per non incorrere nella tassa “indiretta” da scontare direttamente alla cassa.