Un escursionista morto e un altro è rimasto ferito sul versante dello Stromboli in eruzione. Lo riferisce il comandante dei vigili del fuoco di Messina, Giuseppe Biffarella. In volo due elicotteri provenienti da Salerno e da Catania.
Si tratta del 35enne Massimo Imbesi, nato a Messina, ma da tempo residente a Milazzo; era con un coetaneo brasiliano, ritrovato in stato di choc e disidratato, non in pericolo di vita. Stavano percorrendo un'area libera, dove si può andare anche senza guida perché al di sotto dei 400 metri, a Punta dei Corvi, a Ginostra.
I vigili del fuoco di Lipari, trasportati dalla Capitaneria di Porto, hanno raggiunto attraverso una mulattiera l'area dove si trovavano i due e dove la furia del vulcano ha prodotto gli effetti più devastanti. Sul posto anche i carabinieri e il medico legale.
Sul vulcano sono state registrate violente esplosioni e colate di lava lungo la Sciara del fuoco. I lapilli 'sparati' dal cratere hanno provocato incendi nella zona dei canneti e colonne di fumo. In azione una squadra dei vigili del fuoco giunta da Lipari. Alcuni turisti impauriti hanno trovato riparo in mare, mentre a Ginostra è stata evacuata una settantina di persone.
La squadra dei vigili del fuoco di Lipari, trasportata dalla Capitaneria di Porto, ha raggiunto attraverso una mulattiera Punta dei Corvi per tentare di spegnere gli incendi di vegetazione causati dall'eruzione. Riunita alla prefettura di Messina l'unità di crisi in relazione all'attività esplosiva verificatasi nell'area sommitale del vulcano.
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— Agi Agenzia Italia (@Agenzia_Italia) 3 luglio 2019
"Sembrava di stare all'inferno per la pioggia di fuoco che veniva dal cielo" ha detto don Giovanni Longo, parroco delle Chiese di Stromboli e Ginostra, all'agenzia di stampa del Sir, raccontando dell'eruzione alta due chilometri e che ha rilasciato lapilli di varia grandezza che hanno innescato una serie di incendi. "Una parrocchiana era in lacrime, spaventatissima. So che molta gente sta scappando, in fretta e furia stanno tutti facendo le valigie e provano a scappare", aggiunge il parroco. "C'è molta paura e panico su tutte le isole. Su Stromboli a volte i turisti si avventurano da soli, per conto loro, facendo gite senza accompagnatori ufficiali. Ma il problema vero è quanto sta accadendo a Ginostra, che è una frazione di Stromboli" dove la pioggia di lapilli ha incendiato i canneti.
Grande botto di Iddu #Stromboli pic.twitter.com/MixE03Hksq
— @lasciuretta (@lasciuretta) 3 luglio 2019
L'istituto di Geofisica e vulcanologia (Ingv) ha ricostruito la sequenza degli eventi. "A partire dalle 16:46 del 3 luglio 2019, si è verificata una violenta sequenza esplosiva parossistica che ha interessato l'area centro-meridionale della terrazza craterica dello Stromboli. Dalle immagini delle telecamere di sorveglianza dell'Osservatorio Etneo dell'INGV è stato possibile distinguere due eventi esplosivi principali molto ravvicinati, rispettivamente alle 16:46:10 e alle 16:46:40".
#Stromboli, l'esplosione spaventa i turisti (che si riversano in acqua) ma fortunatamente al momento nessuna persona coinvolta. Psicosi #tsunami pic.twitter.com/wtJBGUzriO
— carla signorile (@carlasignorile) 3 luglio 2019
La sequenza è stata preceduta, alle 16:44, "da alcuni trabocchi lavici scaturiti da tutte le bocche attive della terrazza craterica". Il personale dell'INGV in campo ha osservato "una colonna eruttiva che si è innalzata per oltre 2 km di altezza al di sopra della area sommitale disperdendosi in direzione sud-ovest. I prodotti generati dalla sequenza esplosiva sono ricaduti lungo i fianchi del vulcano". L'analisi dei dati della rete sismica ha permesso di individuare, oltre alle esplosioni maggiori," circa 20 eventi esplosivi minori". Dopo l'esaurimento della fase parossistica, spiega l'Ingv, "l'ampiezza del tremore vulcanico è sensibilmente diminuita".
In inverno a Ginostra vive una ventina di persone, cifra salita - con l'estate - a una sessantina, mentre a Stromboli si passa dal centinaio dell'inverno a migliaia, in gran parte turisti. Quanto accaduto oggi ha riportato alla mente quel che è successo nel 2002, quando un'eruzione simile provocò uno tsunami in tutto il basso Tirreno. In molti, temendo l'arrivo di un'onda anomala, si sono rifugiati in chiesa, perché si trova più in alto rispetto al livello del mare.