Anche i migranti si erano accorti che qualcosa non andava nei centri in cui erano ospitati. Il 7 febbraio scorso avevano protestato davanti alla Prefettura di Lodi perché non veniva loro corrisposto il pocket money, la diaria che spetta ai richiedenti asilo per le piccole spese.
Ora una possibile spiegazione al loro disagio arriva dall'operazione della Procura di Milano e della Guardia di Finanza con al centro 4 Onlus accusate di aver fatto sparire oltre 7 milioni in 4 anni destinati a gestire l'emergenza di chi si è rifugiato nel nostro Paese.
Di questi, quattro milioni e mezzo sarebbero stati risucchiati per esigenze personali attraverso un giro di fatture false dagli 11 gestori di queste organizzazioni, due dei quali con antichi legami con la 'ndrangheta. Una di loro, Daniela Giaconi, considerata al vertice della presunta associazione a delinquere, è finita in carcere, cinque sono stati messi ai domiciliari e per altrettanti è scattato l'obbligo di firma e di presentazione alla polizia giudiziaria.
Per quattro anni, dal 2014 al 2018, Volontari senza frontiere, Milano solidale, Area solidale e Amici di Madre Teresa Giuliani sono riuscite a vincere i bandi delle Prefetture di Pavia, Lodi e Cremona fingendo requisiti che non avevano, nascondendo i precedenti penali di alcuni dei loro rappresentanti e vantando la presenza di "psicologi, avvocati, criminologi che non risultano avere prestato attività lavorativa".
I particolari della truffa sono stati raccontati dal gip Carlo Ottone De Marchi dove è stato sottolineato come queste Onlus fossero "appositamente costituite solo per lucrare della situazione di emergenza e fare così ingresso in maniera illecita nel canale della distribuzione delle risorse pubbliche istituite per l'accoglienza dei migranti".
Il pm Gianluca Prisco, che ha affiancato Ilda Boccassini nelle indagini, spiega che ciò è potuto accadere anche perché i controlli fino al 2017 erano molto laschi, prima che entrasse in vigore l'obbligo di certificazione delle spese per l'uso dei fondi e una serie di altre misure per evitare truffe.
"Le spese ce le inventeremo. Loro vogliono quel modulo lì e gli facciamo quel modulo lì", dice una delle indagate in un'intercettazione dopo una richiesta della Prefettura relativa a una "rendicontazione carente".
Gli inquirenti hanno precisato che le prefetture vengono considerate "parti lese", non solo dagli indagati ma anche dalla legge dal momento che il gip fa riferimento a un "carente controllo degli organi prefettizi in considerazione della scarna rendicontazione richiesta" fino alle nuove "piu' stringenti" procedure.
Tra le presunte finalità del gruppo criminale, ci sarebbe stata anche quella di "garantire il supporto economico ad alcuni soggetti colpiti da condanne per reati, tra gli altri, di stampo mafioso". A loro sarebbe stato garantito "uno stipendio senza alcuna prestazione lavorativa" e la possibilità' di richiedere "con documenti falsi le misure alternative alla detenzione perché figuravano come lavoratori delle onlus".
In questo contesto, il gip parla di "pagamenti anomali" a beneficio di Salvatore Muia (oltre 20 mila euro da 'Milano solidale'), Santo Pasquale Morabito e Salvatore Camerino (rispettivamente 51 mila e 20 mila euro dagli 'Amici di Madre Teresa Giuliani').