La Tav? “Si farà” Perché? Perché “l’Europa paga”. Parola di Marco Ponti, l’autore della Relazione costi-benefici, il tecnico incaricato dal ministro pentastellato delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli, che secondo la Repubblica “si arrende”, meglio: “Getta la spugna”.
“Non cambia nulla, l’opera rimane sempre inutile, ma alla fine tanto si farà” dichiara il tecnico che non cede alla seduzione dello sconto e degli incentivi promessi da Bruxelles per realizzare il tunnel di base della Torino-Lione ma, anzi, rilancia la validità dell’analisi della commissione dal ui stesso presieduta: “C’è poco traffico e anche se l’Europa si accolla più costi il poco traffico rimane - dice - Quindi è inutile. Se poi Bruxelles paga va bene così. Le analisi tecniche non interessano, prevale la politica”.
"Toninelli ha deciso che non si blocca più alcun cantiere"
Ma è in una lunga intervista al Corriere della Sera che il tecnico “no Tav” si rivela di più. Domanda: il vento è cambiato anche nel governo? “Mi sembra evidente. Il ministro Toninelli ha di fatto deciso che non si blocca più nessun cantiere, compreso quello della Tav” è la risposta. Marco Ponti si sente tradito? “No. Mi dispiace, che è un’altra cosa. A cominciare da quella sulla Tav, le nostre analisi costi-benefici sono state usate per fini politici, ma appare evidente che non saranno mai applicate”.
L’analista dei costi-benefici della Tav rivela poi che il ministro non risponde nemmeno più alle sue email, tanto che alla fin fine Toninelli “si è rivelato identico al suo predecessore Graziano Delrio” in quanto “anche Delrio aveva detto che ogni cantiere sarebbe stato giudicato in base alle analisi costi-benefici. Poi, quando si è trovato difronte agli interessi costituiti, ha cambiato idea dicendo che nulla doveva essere toccato perché si trattava di opere fondamentali”. Differenze, dunque, non ve ne sono. “In Italia si scambiano soldi con i voti. Toninelli ha appena promesso venti miliardi di investimento per le ferrovie del Sud. In Italia dei denari pubblici non frega niente a nessuno” attacca. E “se l’Europa paga per metà, chissenefrega, il progetto resta irrilevante, ma che la facciano pure. Non è quello lo scandalo” dice il tecnico.
E qual è, invece, lo scandalo o la nota dolens? Risposta: “Abbiamo ultimato l’analisi costi-benefici sulla Tav Brescia-Padova. Una follia da 8 miliardi di euro. In confronto la Torino-Lione è una spesuccia. Toninelli non l’ha pubblicata, anche se ora pare che lo farà. Ma intanto, ancora prima che consegnassimo il nostro lavoro, aveva già detto che l’opera si sarebbe fatta. Più o meno lo stesso per la Gronda di Genova. Che senso ha tutto questo?” si chiede Ponti, che si dice però “ben allenato” al fatto che “le ragioni del consenso elettorale prevalgono sempre sui soldi dei contribuenti”. Ovvero? “Basta vedere il bilancio dello Stato. Avanti così, e finiamo presto in Grecia. Ma ad alta velocità, ci mancherebbe altro” si concede la battuta facile Marco Ponti.
"C'è un fronte che unisce Pd Lega e Confindustria. Anche i Cinque Stelle sono pronti a cambiare idea"
E a la Repubblica, il tecnico, consulente del ministro, dice: “C’è un fronte che unisce Pd, Lega, sindacati e Confindustria. E anche i Cinque Stelle sono pronti a cambiare idea. D’altronde il ministro Toninelli è come il suo predecessore Delrio. Nonostante le analisi fatte autorizzerà 20 miliardi di ferrovie inutili per il Sud».
Conclusione: “Ora la palla è nelle mani del governo – sottolinea ancora la Repubblica – che, al di là delle dichiarazioni dei ministri Cinquestelle di questi mesi, non ha fatto nulla per fermare l’opera”. E con molta probabilità “non lo farà nelle prossime settimane quando Italia e Francia dovranno aggiornare il piano economico in base all’avanzamento dei cantieri e inviarlo a Bruxelles”, per poter così dimostrare di essere in regola con la spesa prevista entro fine anno. Si tratta di poco meno di 2 miliardi “di cui fanno parte gli 813 milioni di euro che l’Europa ha già finanziato”.
La ridiscussione dell’impianto generale è pertanto adesso indispensabile, “anche poter accedere agli oltre 4 miliardi di contributo europeo già previsti – si può leggere ancora sul quotidiano – e da programmare a partire dal 2020”. Il passaggio “è formale” e deve essere concluso entro il 30 settembre, “tre mesi prima della scadenza dell’attuale accordo economico”: da qui, considerando la pausa estiva, “nasce il termine dei ‘15 giorni’ entro i quali i governi si devono esprimere”.
Nel frattempo, i lavori per la Tav fervono. E proseguono. Sul Fronte francese come su quello italiano. “Il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio è fiducioso: ‘Si farà al 100%’”.