Due arresti e sette denunce. È il bilancio dell'operazione condotta dalla polizia postale di Torino, che ha sgominato una rete di persone che, servendosi di sistemi informatici resi anonimi, scambiavano materiale pedopornografico realizzato, in alcuni casi, tramite lo sfruttamento di minorenni adescati sul web.
Gli agenti, che hanno sequestrato migliaia di file in tutto il territorio nazionale, hanno monitorato per mesi i canali web che consentono la navigazione in forma anonima, riuscendo ad associare agli ID virtuali dei nominativi reali.
La successiva analisi delle relazioni tra i diversi utenti ha fatto emergere una struttura complessa, con ruoli diversificati. In particolare, uno dei soggetti svolgeva la funzione di amministratore di uno dei canali monitorati, selezionando l'accesso degli utenti. L'uomo, dopo aver verificato attraverso una chat privata i requisiti degli aspiranti partecipanti, obbligava a rispettare specifiche condizioni, tra cui l'impegno a fornire materiale di qualità e di non facile reperibilità, nonché il contributo a diffonderlo.
Il mancato rispetto di tali condizioni poteva determinare l'esclusione degli utenti dal gruppo. Una volta ottenuta la fiducia dell'amministratore, era possibile accedere a una comunità costituita da più membri, che si scambiavano materiale pedopornografico raccolto per categorie: filmati, foto, racconti esperienziali, descrizione di fantasie da realizzare.
Ad alcuni utenti, inoltre, veniva affidato il compito di amministrare altri canali da cui attingere nel caso in cui fosse stato chiuso quello principale. La polizia ha, infine, appurato che la notorietà di un utente all'interno del canale dipendeva proprio dalla qualità e quantità dei contributi che il soggetto metteva a disposizione della comunità.