La ricerca della verità richiede umiltà, "chiave di volta" di un giornalista. Umiltà che lo aiuta a non "farsi dominare dalla fretta" ma riesce ad accostarsi alla realtà e agli altri con "l'atteggiamento della comprensione". Cosi' Papa Francesco si rivolge ai giornalisti dell'Associazione della stampa estera ricevuti in udienza.
"Ognuno di noi sa quanto sia difficile e quanta umiltà richieda la ricerca della verità. E quanto sia più facile non farsi troppe domande, accontentarsi delle prime risposte, semplificare, rimanere alla superficie, all'apparenza; accontentarsi di soluzioni scontate, che non conoscono la fatica di un'indagine capace di rappresentare la complessità della vita reale. L'umiltà - ha aggiunto il Pontefice - del non sapere tutto prima è ciò che muove la ricerca. La presunzione di sapere già tutto è ciò che la blocca".
"In un tempo in cui, specialmente nei social media ma non solo, molti usano un linguaggio violento e spregiativo, con parole che feriscono e a volte distruggono le persone, si tratta invece di calibrare il linguaggio e, come diceva il vostro Santo protettore Francesco di Sales nella Filotea, usare la parola come il chirurgo usa il bisturi"
"Giornalisti umili - ha poi sottolineato - non vuol dire mediocri, ma piuttosto consapevoli che attraverso un articolo, un tweet, una diretta televisiva o radiofonica si può fare del bene ma anche, se non si è attenti e scrupolosi, del male al prossimo e a volte a intere comunità. Penso, per esempio, a come certi titoli 'gridati' possono creare una falsa rappresentazione della realtà. Una rettifica è sempre necessaria quando si sbaglia, ma non basta a restituire la dignità, specie in un tempo in cui, attraverso Internet, una informazione falsa può diffondersi al punto da apparire autentica. Per questo, voi giornalisti dovreste sempre considerare la potenza dello strumento che avete a disposizione, e resistere alla tentazione di pubblicare una notizia non sufficientemente verificata".