In Italia un bambino non può avere due papà. E' la sostanza di una sentenza con cui la Cassazione ha sancito che non può essere trascritto nei registri dello stato civile italiano il provvedimento di un giudice straniero con cui è stato accertato il rapporto di filiazione tra un minore nato all'estero mediante il ricorso alla maternità surrogata e un soggetto che non abbia con lo stesso alcun rapporto biologico (il cosiddetto 'genitore d'intenzione').
Lo hanno deciso le sezioni unite rigettando la domanda di riconoscimento dell'efficacia del provvedimento che riguardava due minori concepiti da uno dei componenti di una coppia omosessuale mediante il ricorso alla procreazione medicalmente assistita, con la collaborazione di due donne, una delle quali aveva messo a disposizione gli ovociti, mentre l'altra aveva provveduto alla gestazione.
La Corte, si spiega in una nota, ha ritenuto che il riconoscimento del rapporto di filiazione con l'altro componente della coppia "si ponesse in contrasto con il divieto della surrogazione di maternità", previsto dall'articolo 12, comma sesto, della legge 40 del 2004 in materia di procreazione assistita, "ravvisando in tale disposizione un principio di ordine pubblico, posto a tutela della dignità della gestante e dell'istituto dell'adozione".
E' stato quindi chiarito che "la compatibilità con l'ordine pubblico, richiesta ai fini del riconoscimento - spiega la Cassazione - dev'essere valutata alla stregua non solo dei principi fondamentali della Costituzione e di quelli consacrati nelle fonti internazionali e sovranazionali, ma anche del modo in cui gli stessi hanno trovato attuazione nella legislazione ordinaria, nonché dell'interpretazione fornitane dalla giurisprudenza".
Infine, con la sentenza è stato precisato che "i valori tutelati dal predetto divieto, ritenuti dal legislatore prevalenti sull'interesse del minore, non escludono la possibilità di attribuire rilievo al rapporto genitoriale, mediante il ricorso ad altri strumenti giuridici, quali l'adozione in casi particolari".
Come era stato sollevato il caso
Il caso esaminato proveniva dalla Corte d'appello di Trento, che, nel febbraio 2017, aveva dato il via libera alla trascrizione in Italia dell'atto, firmato dalla Corte di Giustizia dell'Ontario, che aveva stabilito la genitorialità del secondo papà di due bimbi nati in Canada, sulla base dell'"interesse superiore del minore".
Nell'udienza svolta lo scorso novembre, invece, la procura generale della Cassazione aveva chiesto di annullare la sentenza dei giudici trentini, con l'accoglimento dei ricorsi presentati dal pg e dal sindaco di Trento e dal ministero dell'Interno: una posizione evidentemente condivisa dalle sezioni unite con la nuova sentenza.
Il caso in esame riguarda due bambini - un maschio e una femmina - nati in Canada nel 2010 con fecondazione assistita (uno da una donna donatrice di ovociti, l'altro da una donna "disposta a sostenere una gravidanza per altri").
In Ontario, infatti, le coppie omosessuali possono diventare genitori secondo la "gestazione per altri", perché la legge canadese, in tali casi, non riconosce alla gestante la qualità genitoriale. I due padri, cittadini italiani, si sono sposati in Canada nel 2008 e hanno ottenuto dalla Corte canadese la genitorialità del secondo papa' e chiedevano che questo verdetto fosse riconosciuto anche in Italia.
E' la prima volta che la Cassazione affronta una vicenda del genere: proprio per la "complessità e rilevanza" delle questioni, i giudici della prima sezione civile, con un'ordinanza del febbraio 2018, avevano trasmesso gli atti al primo presidente della Corte affinché valutasse la trattazione del caso davanti alle sezioni unite.