La Segreteria di Stato del Vaticano ha autorizzato l'apertura di una inchiesta interna sulla vicenda di Emanuela Orlandi, la figlia 15enne di un commesso della Prefettura della Casa pontificia, scomparsa il 22 giugno 1983.
L'inchiesta riguarderebbe l'antica tomba presente nel cimitero teutonico e dedicata alla principessa Sofia e al principe Gustavo von Hohenlohe, nella quale si sospetta vi siano i resti della giovane.
Ad annunciare questa svolta storica nel caso Orlandi, il legale della famiglia, Laura Sgrò, che auspica una piena collaborazione da parte della Santa Sede.
Il 4 marzo scorso, archiviata la storia del ritrovamento di alcune ossa nella sede della Nunziatura Apostolica, poi riconducibili a una necropoli del periodo compreso tra il 90 e il 230 dopo Cristo, la famiglia Orlandi, tramite l'avvocato Laura Sgrò, aveva presentato un'istanza al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni sulla tomba presente all'interno della Santa Sede.
In pace, all’ombra di un angelo
"Posso confermare che la lettera della famiglia di Emanuela Orlandi è stata ricevuta dal cardinale Pietro Parolin e che verranno ora studiate le richieste rivolte nella lettera", affermò allora il direttore "ad interim" della Sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti, che oggi ai giornalisti ha sottolineato che, appena ci saranno novità, saranno subito divulgate.
Dopo quasi 36 anni quindi il Vaticano indaga ufficialmente sulla vicenda.
Alla tomba presente nel cimitero teutonico ci si è arrivati dopo una lettera anonima, recapitata all'avvocato Sgrò, con la foto di una tomba (senza dire quale) e il messaggio "Cercate dove indica l'angelo".
Sovrasta l'antico sepolcro la statua di un angelo (dalla datazione diversa rispetto alla tomba) che tiene in mano un foglio con la scritta in latino "Requiescat in pace".
Quotidianamente su quella lapide vengano deposti fiori e accesi lumini in segno di pietà nei confronti di Emanuela Orlandi.
A livello penale il caso della giovane scomparsa in modo misterioso è da considerare chiuso.
La richiesta di archiviazione del fascicolo è stata definitivamente accolta dalla Cassazione nel maggio del 2017.
Queste, comunque, le fasi più significative dal punto di vista giudiziario del caso Orlandi dalla riapertura dell'inchiesta nel 2005.
Luglio 2005
Una prima apparente svolta investigativa si registra in occasione di una puntata del programma 'Chi l'ha visto?' quando giunge una telefonata di un anonimo che invita a vedere chi è sepolto nella basilica di Sant'Apollinare: il defunto è Enrico De Pedis, detto Renatino, uno dei boss della Banda della Magliana, ucciso nel febbraio del 1990.
Giugno 2008
Sabrina Minardi, per qualche anno amante proprio di De Pedis, rivela agli inquirenti che Emanuela Orlandi era stata uccisa e che il suo corpo, rinchiuso in un sacco, era stato gettato in una betoniera a Torvaianica. Secondo la Minardi, la 15enne sarebbe stata tenuta prigioniera in un'abitazione vicino a piazza San Giovanni di Dio.
Pur con tutte le perplessità del caso, i magistrati, che procedono per sequestro di persona a scopo di estorsione e omicidio volontario aggravato dalle sevizie e dalla minore età della vittima, si attivano per cercare i dovuti riscontri. Ma i risultati sono scarsi.
La Minardi viene sentita più volte dagli inquirenti, cade in contraddizione, smentisce precedenti sue ricostruzioni del fatto finendo lei stessa sotto indagine.
Marzo 2010
Gli accertamenti della procura vengono estesi anche ad altri soggetti vicini a De Pedis: l'autista Sergio Virtù, i due stretti collaboratori Angelo Cassani, detto 'Ciletto' e Gianfranco Cerboni, detto 'Gigetto', e poi monsignor Pietro Vergari, fino al '91 rettore della basilica di Sant'Apollinare, dove si trova la tomba dello stesso De Pedis.
Maggio 2012
Viene aperta la tomba di De Pedis: il corpo del boss viene identificato, ma null'altro di utile dal punto di vista investigativo emerge dall'esame dei reperti ossei ritrovati all'interno della cripta della basilica.
Novembre 2013
Altra novità istruttoria: le dichiarazioni rese da Marco Fassoni Accetti, di professione fotografo, per il quale il sequestro della Orlandi ha a che vedere con l'esistenza di trame internazionali ordite alle spalle dell'allora Pontefice.
Ma Accetti viene liquidato da chi indaga come inattendibile e non credibile, tanto che la sua posizione finisce in archivio a seguito di una consulenza psichiatrica che ne certifica forti disturbi della personalità.
Dicembre 2014
L'ultima speranza dei familiari di Emanuela Orlandi è legata ad Alì Agca: l'ex Lupo Grigio, che aveva sparato a Papa Wojtyla nel 1981, si presenta a sorpresa a piazza San Pietro per portare dei fiori sulla tomba di Giovanni Paolo II.
La famiglia si attiva immediatamente per presentare un'istanza alla magistratura affinché l'ex terrorista turco venga interrogato. Richiesta respinta: anche Agca è ritenuto "soggetto inattendibile" per aver reso più volte dichiarazioni sul caso Orlandi, sia pubbliche che in sede processuale, che si sono rivelate "infondate" e "scarsamente credibili".
Da qui la richiesta di archiviazione inoltrata dalla procura secondo cui, "da tutte le piste seguite e maturate sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia e di numerosi testimoni, di risultanze di inchieste giornalistiche e anche di spunti offerti da scritti anonimi e fonti fiduciarie, non sono emersi elementi idonei a richiedere il rinvio a giudizio di alcuno degli indagati".
Una conclusione recepita prima dal gip e confermata poi dalla Cassazione.
Giugno 2017
In occasione del 34esimo anniversario della scomparsa, la famiglia Orlandi chiede alle autorita' vaticane di accedere agli atti conservati sul caso. Ma l'istanza cade nel vuoto.
Ottobre 2018
Durante alcuni lavori di ristrutturazione di un locale annesso alla Nunziatura Apostolica in via Po 27 vengono trovati alcuni frammenti ossei umani". Il pensiero va subito a Emanuela Orlandi e a Mirella Gregori, l'altra 15enne scomparsa nel 1983. Le analisi diranno che si tratta di reperti di epoca romana.
Marzo 2019
Una istanza viene presentata dal legale della famiglia Orlandi al segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, per avere informazioni su una tomba del cimitero teutonico all'interno della Santa Sede. Nell'istanza si reputa "opportuna una ricerca negli archivi di ogni documento relativo a tale loculo per individuare chi vi risulti essere stato sepolto. In ogni caso si chiede l'apertura della tomba" per fugare ogni dubbio sulla vicenda.
Aprile 2019
La Segreteria di Stato vaticana autorizza l'apertura di un'inchiesta per avviare accertamenti sulla tomba del cimitero teutonico.