20 marzo 1994, il più crudele dei giorni. Venticinque anni fa Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, venivano assassinati a Mogadisco. Assassini che non hanno ancora un nome. Un’esecuzione i cui mandanti pescano ancora nel torbido. C’è chi vuole archiviare, dimenticare, relegare all’oblio una vicenda che non ha trovato, ancora, una verità giudiziaria. Forse non ci sarà mai. Chi sa non parla, chi poteva sapere è stato messo a tacere. Ma c’è chi non vuole dimenticare, che non vuole archiviare, che vuole tenere viva la memoria su uno dei casi più oscuri della storia italiana.
Due libri, da oggi in libreria, raccontano questa vicenda oscura a distanza di 25 anni. Il primo, “La strada di Ilaria” (Milieu edizioni) di Francesco Cavalli e Mariangela Gritta Grainer, racconta i fatti sui quali lavorava la giornalista italiana e le ragioni della sua morte. Un caso scomodo che la giustizia italiana sta cercando di chiudere, benché sia rimasto fino a oggi senza responsabili. Traffici di armi e di rifiuti tossici, corruzioni, misteri nello storico rapporto tra Somalia e Italia, la strada di Ilaria è un romanzo rigoroso nelle informazioni e poetico nelle parole, che riesce a raccontare tante storie, unite tra di loro dal filo sottile, ma vero e indispensabile, della verità e del rispetto della memoria.
La seconda parte del libro, “Non Tacere”, è un’inchiesta scritta in forma di orazione civile, ripercorre le tappe del lungo iter giudiziario con cui si è cercato di mascherare quella che è stata una vera e propria esecuzione. Ripercorrendo tutti i tentativi di insabbiamento, le contraddizioni e le connivenze che negli ultimi anni si sono susseguite sul caso Alpi, Mariangela Gritta Grainer smonta puntualmente le ipotesi di tentativo di sequestro o rapina finite male e sostiene, con documenti finora inediti, la tesi dell’esecuzione.
Nel secondo libro, “Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, depistaggi e verità nascoste” (Round Robin editrice) gli autori, Luciano Scalettari e Luigi Grimaldi, ripercorrono la vicenda raccontando alcune delle verità fino ad ora taciute. Archivi finalmente aperti e tracce che conducono ai reali testimoni oculari del duplice omicidio. Perché nessuno volle cercarli per davvero? Un castello di carte messo in piedi per costruire un capro espiatorio e incolpare un uomo innocente finito in carcere per 17 anni. Chi ha voluto mettere a tacere la vicenda e cosa sapeva davvero Ilaria?
Una commissione d’inchiesta tagliata su misura e consulenti messi alla porta o finiti sotto indagine perché non controllabili. La Somalia che in quei giorni sembra un avamposto di Gladio, e molti nomi di chi fa affari in Somalia tra rifiuti e armi, che diventeranno noti alle cronache politiche del ’94. Non solo un duplice omicidio in un paese in guerra, ma un’esecuzione in piena regola. Solo adesso si sono trovate le tracce per indicare chi sapeva, chi ha visto, chi ha taciuto e ricondurre tutto a chi ha scelto e commissionato la morte dei due reporter.
Due libri per non tacere: una scelta etica che si rintraccia sempre nei lavori di Ilaria. Due libri per non dimenticare la strada che Ilaria ha percorso e che da venticinque anni viene percorsa da coloro che si sono caricati l’onere di un’eredità scomoda, di una verità che non si può smettere di cercare. Quel soffio di verità non si è spento con Ilaria, continua a soffiare.