"Fratelli e sorelle, oggi siamo davanti a una manifestazione del male, sfacciata, aggressiva e distruttiva. Dietro e dentro questo c'è lo spirito del male il quale nel suo orgoglio e nella sua superbia si sente il padrone del mondo e pensa di aver vinto. Dietro questo c'è Satana". Lo ha gridato Papa Francesco nel discorso conclusivo del Summit sulla protezione dei minori che ha riunito in Vaticano da giovedì a oggi i 117 presidenti delle Conferenze Episcopali dei 5 Continenti.
"Questo vorrei dirvelo con l'autorità di fratello e di padre, certo piccolo, ma che è il pastore della Chiesa che presiede nella carità: in questi casi dolorosi vedo la mano del male che non risparmia neanche l'innocenza dei piccoli. E ciò mi porta a pensare all'esempio di Erode che, spinto dalla paura di perdere il suo potere, ordinò di massacrare tutti i bambini di Betlemme".
Ed ha aggiunto che "così come dobbiamo prendere tutte le misure pratiche che il buon senso, le scienze e la società ci offrono - ugualmente - non dobbiamo perdere di vista questa realtà e prendere le misure spirituali che lo stesso Signore ci insegna: umiliazione, accusa di noi stessi, preghiera, penitenza. È l'unico modo di vincere lo spirito del male. Così lo ha vinto Gesù".
Secondo Francesco, "siamo dinanzi a un problema universale e trasversale che purtroppo si riscontra quasi ovunque". Quindi, "dobbiamo essere chiari: l'universalità di tale piaga, mentre conferma la sua gravità nelle nostre società, non diminuisce - ha scandito - la sua mostruosità all'interno della Chiesa. La disumanità del fenomeno a livello mondiale diventa ancora più grave e più scandalosa nella Chiesa, perché in contrasto con la sua autorità morale e la sua credibilità etica. Il consacrato, scelto da Dio per guidare le anime alla salvezza, si lascia soggiogare dalla propria fragilità umana, o dalla propria malattia, diventando così uno strumento di satana. Negli abusi noi vediamo la mano del male che non risparmia neanche l'innocenza dei bambini".
Il Papa ha aggiunto che "il santo timore di Dio ci porta ad accusare noi stessi - come persone e come istituzione - e a riparare le nostre mancanze. Accusare se stessi: è un inizio sapienziale, legato al santo timore di Dio. Imparare ad accusare se stessi, come persone, come istituzioni, come società. In realtà, non dobbiamo cadere nella trappola di accusare gli altri, che è un passo verso l'alibi che ci separa dalla realtà".
"Non ci sono - ha poi concluso Bergoglio - spiegazioni sufficienti per questi abusi nei confronti dei bambini. Umilmente e coraggiosamente dobbiamo riconoscere che siamo davanti al mistero del male, che si accanisce contro i più deboli perché sono immagine di Gesù. Ecco perché nella Chiesa attualmente è cresciuta la consapevolezza di dovere non solo cercare di arginare gli abusi gravissimi con misure disciplinari e processi civili e canonici, ma anche affrontare con decisione il fenomeno sia all'interno sia all'esterno della Chiesa. Essa si sente chiamata a combattere questo male che tocca il centro della sua missione: annunciare il Vangelo ai piccoli e proteggerli dai lupi voraci".