La situazione a bordo della Sea Watch 3 è critica, potrebbe degenerare da un momento all'altro, con i migranti che potrebbero arrivare a mettere in pericolo la propria vita. Lancia l'allarme e chiede che si agisca in fretta per evitare una ulteriore catastrofe, il medico dell'imbarcazione umanitaria Frank Dörner.
“Sono al limite”
"La situazione diventa ogni giorno peggiore, soprattutto il peso psicologico è enorme - spiega - e queste persone sono davvero al limite tanto che non è da escludere che alcuni di essi potrebbero mettere in pericolo la propria vita". "Per questo motivo - aggiunge - è assolutamente necessario che si possa attraccare al più presto in un porto". Oggi è il 17 esimo giorno che 32 persone di nazionalità diverse "sono bloccate su questa nave. Un porto sicuro e vicino dove poter sbarcare, è questo la richiesta che da settimane non trova risposta, persa tra negoziati che non vanno a buon fine.
"Sono situazioni gravi ed estreme per tutti - continua il medico di bordo - e per evitare una ulteriore catastrofe ci aspettiamo che nelle prossime ore venga presa una decisione positiva per salvare queste vite".
Ora si rifiuta anche il cibo
Alcuni dei migranti, per la depressione, come ha raccontato ieri il capo missione Kim Heaton-Heather, hanno rifiutato il cibo e l'acqua, ed è stato difficile convincerli a nutrirsi. Si sono verificati almeno tre così di questo genere.
E preoccupano anche le condizioni del migrante che il 4 gennaio scorso si lanciò in mare per raggiungere la costa maltese, per poi abbandonare subito questo intento, frenato dalla sua stessa consapevolezza che le forze non lo avrebbero sostenuto per più di qualche bracciata.
“Lasciateci di nuovo in mare”
"Immaginatevi - dice il dottore - che queste persone sono in viaggio da mesi, in alcuni casi addirittura da anni. Tutti hanno dovuto affrontare eventi traumatici e ora sono sottoposti a un ulteriore trauma pesante. Si sentono rinchiusi, non presi sul serio, non considerati come esseri umani. Alcuni - conclude - ci hanno detto che preferirebbero essere messi su una barca e abbandonati in mare aperto piuttosto che rimanere in questa situazione sulla nave".
Notti insonni, nervi tesi
I problemi riscontrati dal dottore di bordo sono duplici, sia di carattere psicologico che fisico. "Dobbiamo considerare che siamo in inverno, i problemi che riscontriamo sono soprattutto motorii e legati al mal di mare - spiega - questo fa sì che ci siano problemi ad alimentarsi e anche ad assumere le medicine. Dobbiamo insistere perché si idratino, molti non riescono a dormire di notte. E questo naturalmente aumenta lo stress, tanto che alcuni sono diventati aggressivi". Ma dopo 17 giorni in mare e mesi e anni alle spalle di traumi, non c'è da aspettarsi nulla di diverso secondo Dörner.
"Nonostante ciò - ci tiene a precisare - è incredibile come così tante persone di provenienze diverse riescano ancora a resistere e ad aiutarsi vicendevolmente".