In Egitto cresce lo sdegno per la prevista esportazione di più di quattromila cani e gatti randagi verso Paesi in cui, al posto di una famiglia adottiva, troveranno le cucine di ristoranti di carne. E, ora, anche l’attaccante del Liverpool Mohamed Salah si scaglia contro il progetto: "Gatti e cani non saranno esportati da nessuna parte. Non succederà", assicura il campione egiziano su Twitter.
لن يتم تصدير القطط والكلاب لأي مكان.. هذا لن يحدث ولا يمكن أن يحدث #لا_لانتهاك_حقوق_الحيوانات pic.twitter.com/9YHozXnqf7
— Mohamed Salah (@MoSalah) 26 novembre 2018
Come racconta oggi il quotidiano La Stampa, tutto ha avuto inizio la settimana scorsa, quando il quotidiano al-Masri al-Yawm ha diffuso la notizia che il Ministero dell’agricoltura del Cairo ha autorizzato l’esportazione di 2400 gatti e 1700 cani. Un numero preciso, non altrettanto le informazioni sui Paesi di destinazione.
Le associazioni animaliste immediatamente hanno iniziato a manifestare le loro preoccupazioni sul destino di questi randagi temendo che possano finire in paesi dove cani e gatti vengono mangiati. Fra questi in cima alla lista c’è la Corea del Sud, dove tempo fa la deputata egiziana Margaret Azer proponeva di inviare gli animali di strada: "Diversi sudcoreani hanno criticato l’Egitto perché non esporta i suoi cani randagi anziché lasciare che feriscano la gente per strada".
La smentita del governo
Nei giorni scorsi era però - spiega il quotidiano torinese - già arrivata la smentita governativa, sebbene non del tutto trasparente: un portavoce del Ministero dell’agricoltura egiziano ha confermato che buona parte dei gatti e dei cani che saranno esportati "sono stati presi dalle strade", ma rimane ancora un mistero la destinazione dei quattrozampe.
Il problema del randagismo
Un recente studio stima che in Egitto si aggirino circa 22 milioni di cani randagi. Una presenza che comporta notevoli problemi di convivenza: il numero di persone morse da cani randagi dal 2014 al 2017 è stato di 1,3 milioni, 231 sono poi morti. Nell’ultimo anno sono già 65 le persone decedute.
Il governo punta sulle uccisioni di massa ed ha organizzato gruppi di veterinari predisposti ad avvelenare il cibo che viene dato ai quattrozampe uccidendo anche 80 animali a settimana. Un piano - conclude La Stampa - che ha anche provocato grande preoccupazioni fra gli abitanti delle zone rurali: ufficialmente, le carcasse vengono trasportate fuori dalle città per essere sepolti in sicurezza, ma le foto di alcuni animalisti mostrano i cani privi di vita gettati nei corsi d’acqua e ai bordi delle strade.