Non si arresta il calo delle nascite in Italia: nel 2017 sono stati iscritti in anagrafe 458.151 bambini, oltre 15 mila in meno rispetto al 2016. Nell’arco di 3 anni (dal 2014 al 2017) le nascite, informa l'Istat, sono diminuite di circa 45 mila unità mentre sono quasi 120 mila in meno rispetto al 2008. Secondo l'Istituto di statistica, la fase di calo della natalità innescata dalla crisi avviatasi nel 2008, sembra quindi aver assunto caratteristiche strutturali. Secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-giugno 2018, i nati - afferma l'Istat - sono già 8.400 in meno rispetto allo stesso semestre del 2017.
Rispetto al 2008, la diminuzione dei nati è attribuibile prevalentemente alle nascite da coppie di genitori entrambi italiani, che scendono a 358.940 nel 2017 (oltre 121 mila in meno negli ultimi nove anni). Questa riduzione è in parte dovuta agli effetti “strutturali” indotti dalle significative modificazioni della popolazione femminile in età feconda, convenzionalmente fissata tra 15 e 49 anni. In particolare, sono le donne italiane a essere sempre meno numerose: da un lato, le cosiddette baby-boomers (ovvero le donne nate tra la seconda metà degli anni Sessanta e la prima metà dei Settanta) stanno uscendo dalla fase riproduttiva (o si stanno avviando a concluderla); dall’altro, le generazioni più giovani sono sempre meno consistenti. Queste ultime scontano, infatti, l’effetto del cosiddetto baby-bust, ovvero la fase di forte calo della fecondità del ventennio 1976-1995, che ha portato al minimo storico di 1,19 figli per donna nel 1995. L’apporto positivo dell’immigrazione, che con l’ingresso di popolazione giovane ha parzialmente contenuto gli effetti del baby-bust, sta lentamente perdendo la propria efficacia man mano che invecchia il profilo per età della popolazione straniera residente.