Il sequestro di 2,6 milioni di euro non turberà più di tanto i sonni di Massimo Ferrero, uno capace - per sua stessa ammissione - di far volare il cappello con uno scappellotto a un poliziotto e di condurre complesse operazioni finanziarie con società di ogni settore: dalla cinema all'edilizia fino alle compagnie aeree.
L'avventura di Massimo Giovanni Mario Luca Ferrero comincia a Roma, più esattamente nel quartiere Testaccio, dove nasce nell’agosto del 195. La madre ha un banco nel mercato di Piazza Vittorio, il padre e il fratello sono conducenti di autobus, la nonna si esibisce come soubrette all’Ambra Jovinelli insieme al mitico Macario.
A 14 anni, come lui stesso racconta ospite di Barbara D’Urso, si innamora di una ragazzina figlia di una “guardia” che è contraria alla frequentazione. Un giorno lo incontra per strada mentre è in servizio e, per vendicarsi decide di fargli cascare il cappello d’ordinanza con uno “scappellotto”. Per sua sfortuna alle sue spalle è in agguato una pattuglia, il motorino sul quale viaggiava finisce la benzina e viene raggiunto, arrestato e condotto nel carcere minorile di Porta Portese dove resterà per sei mesi.
Una vita al Massimo
Come si può leggere nella sua biografia “Una vita al Massimo”, la scuola non fa per lui, infatti ad ogni occasione buona si intrufola nel pullman per Cinecittà insieme all’amico Giuliano Gemma, riuscendo così a fare le prime comparsate al cinema. La costanza premia e intorno ai diciotto anni comincia la carriera nel mondo del cinema come factotum. Nel 1974 riesce a conquistare il ruolo di direttore di produzione che ricoprirà fino al 1983, quando diventerà prima organizzatore generale e poi direttore di produzione. A quanto pare è in quegli anni che gli viene affibbiato il soprannome “Viperetta”.
Intorno alla genesi dell’appellativo aleggia un mistero quasi leggendario: lui stesso in un’occasione racconta che è stato coniato da Monica Vitti quando la difese, nonostante la bassa statura, da un aggressore; ma durante un’intervista alla Gazzetta dello Sport è lui ad autosmentirsi raccontando di un costumista omosessuale conosciuto a Cinecittà che gli aveva dato della vipera quando lui, “da ragazzo di quartiere”, aveva rifiutato con forza le avances.
Nella biografia proposta sul sito massimoferrero.net si legge che nel 1995 su incarico del Governo Cubano, progetta e crea il Cinema di Stato a Cuba che si concretizzerà poi con la costituzione del ICAIC (Instituto Cubano del Arte e Industria Cinematográficos), che però, secondo l’enciclopedia Treccani, viene in realtà creato nel marzo del 1959, quando Ferrero ha appena 8 anni.
Dopo un primo matrimonio, dalla quale nascono le figlie Vanessa e Michela, ne arriva un secondo con Laura Sini, ereditiera dell'azienda casearia “I Buonatavola Sini” di Nepi, e da questo nasce la figlia Emma. Finito anche questo secondo, incontra al matrimonio di Luca Argentero l’attuale compagna, Manuela Ramunni, 24 anni più giovane, con la quale ha messo al mondo i figli Rocco Contento e Oscar.
L'amore per il cinema
Nel 1998 fonda la Blu Cinematografica S.r.l., una casa di produzione indipendente, con la quale produce i primi film, tra i più noti “Libero Burro” di Sergio Castellitto, “Tra(sgre)dire” di Tinto Brass, “Commedia Sexy” con Paolo Bonolis, “Io no” della coppia Tognazzi/Izzo, “Tutte le donne della mia vita” di Simona Izzo e “Shadow – L’ombra” di Federico Zampaglione. Il botteghino però non restituisce i risultati sperati, e nel 2015, come riporta un articolo di Repubblica, finisce nel mirino del pm Mario Palazzi, secondo cui Ferrero “avrebbe evaso l'Ires, l'imposta sul reddito delle società, nel 2009 per un milione e 176 mila euro”, l’articolo ricostruisce un quadro secondo il quale sarebbe stato il padre della sua seconda moglie, patron della Sini, a finanziare le “spericolate imprese cinematografiche del genero. Peccato poi che l'unione sia finita in mille pezzi con seguito di denunce”.
Nel 2009 Massimo Ferrero riesce ad aggiudicarsi il patrimonio di sale cinematografiche appartenenti a Vittorio Cecchi Gori, un patrimonio pagato 59,5 milioni di euro, ma stimato in precedenza sui 100 milioni di euro. A ricostruire l’intricata storia dell’acquisizione Italia Oggi “La Global Media di Vittorio Ferrero (il fratello di Massimo), il 25 novembre ha versato 3 milioni di acconto, impegnandosi a versarne altri 7 milioni alla firma del preliminare che dovrebbe avvenire entro la fine di dicembre. A quel punto la società subentrerà nella proprietà degli immobili e nella gestione delle sale. Entro 180 giorni verserà il resto. Ma chi c'è dietro la Global Media? Si dà il caso che la società, di cui è amministratore unico Vittorio Ferrero, faccia capo a Cinecittà Holding, società per azioni al 100% del ministero dell'Economia. Il passaggio non è diretto, ma seguendo la trama societaria si va a finire a via XX Settembre. Tutto il capitale della Global Media, infatti, è in mano a Mediaport, spa, questa presieduta direttamente da Massimo Ferrero e integralmente controllata da Cinecittà Holding. Insomma, è in corso la vendita delle sale di Cecchi Gori ad una società che rientra nell'orbita della holding del Tesoro. Quest'ultima, tuttavia, già oggi presenta un punto di contatto con gli affari di Massimo Ferrero. L'imprenditore, infatti, controlla una società immobiliare che si chiama Farvem Re e che a sua volta detiene il 42% della Mediaport Cinema, altra società del gruppo Mediaport che come abbiamo visto è da ricondurre a Cinecittà Holding”. Insomma, tramite questo arzigogolato giro di società Ferrero riesce a mettere le mani su circa 60 sale cinematografiche.
L'affare delle case d'oro
Una di queste società, l’immobiliare Farvem Real Estate s.r.l., nel 2010, come riporta Repubblica, si ritrova al centro di uno scandalo riguardante le case popolari “d’oro” di Torre Spaccata a Roma; la società infatti nel 2005 acquista tre palazzine abitate da famiglie “senza casa” per 15 milioni di euro, che poi affitta al Comune di Roma a circa 850mila euro l’anno; l’amministrazione Alemanno decide dunque, per abbattere il caro affitti, di acquistare il complesso per la, a quanto pare spropositata, cifra di circa 50 milioni di euro.
Altra vicenda spinosa è quella che riguarda la compagnia aerea Livingston Energy Flight: “Ferrero – come ricostruisce La Stampa riprendendo passi del libro del giornalista Mario Giordano “Pescecani” vi entra con il suo inconfondibile stile nel febbraio 2009 e ne esce nell’ottobre 2010, quando la società fa crac con un buco di 40 milioni e 500 dipendenti a spasso. "Mi hanno fregato", sostiene Ferrero spiegando di aver perso 20 milioni in quell’avventura. Ma dai documenti ufficiali emerge altro.” Infatti pare che Ferrero in pratica utilizzasse i soldi della compagnia per passare denaro ad altre sue società “Come i 9,5 milioni di euro girati alla Ellemme Group, società che si occupa di produzioni cinematografiche. E di chi è, la Ellemme Group? Dello stesso Ferrero. Come il finanziamento di 1,5 milioni concesso dalla Livingston, in piena crisi, a Farvem Real Estate, una società immobiliare anch’essa, guarda caso, dello stesso Ferrero. Tutti soldi che non saranno mai restituiti alla compagnia aerea. Due mesi prima dell’uscita di Ferrero dall’azienda la Livingston firma un contratto di 350 mila euro con una società di produzione cinematografica, la Film 9 Srl. L’oggetto del contratto è veicolare il marchio della compagnia aerea in due film, che in realtà non saranno mai prodotti. Ma almeno la Film 9 Srl non è di Ferrero, perché è di proprietà del suo autista e della sua assistente”.
Per questa vicenda, come racconta Il Secolo XIX, Ferrero viene rinviato a giudizio per bancarotta fraudolenta e patteggia 1 anno e 10 mesi. Ferrero non potrà però beneficiare della condizionale, avendo già una condanna risalente agli anni di gioventù, ma dovrebbe scontare solamente un periodo di affidamento nei servizi sociali”.
L'avventura di un romanista con la Sampdoria
Nel 2014 attraverso la società Vici srl, il cui amministratore unico risulterebbe essere la figlia Vanessa Ferrero, rileva dalla San Quirico S.p.A. di Edoardo Garrone, la Sampdoria, praticamente a titolo gratuito, così come spiega un articolo della Gazzetta dello Sport del 2015: “Paradossale, ma è andata proprio così: il passaggio di proprietà della Sampdoria, avvenuto nel giugno di un anno fa, è stato pagato non da chi l’ha rilevata ma da chi l’ha ceduta. Pagato profumatamente. […] Nel corso del 2014, "anche oltre la data della cessione delle quote", l’ex patron Garrone attraverso la San Quirico ha versato nelle casse blucerchiate la bellezza di 62,5 milioni. Aggiungendo i 2,9 iniettati nella squadra dalla ex controllante Sampdoria Holding prima della vendita, il totale fa 65,4 milioni. È questa la dote che il vecchio azionista ha messo a disposizione di Massimo Ferrero: 36,5 milioni direttamente nelle casse dell’Unione Calcio Sampdoria, 28,9 in conto capitale della Sport Spettacolo Holding”.
Insomma una società ripulita prima di essere ceduta, fatto davvero strano considerato, infatti, come continua l’articolo che “Cedere la Samp è stato un salasso per la famiglia Garrone. È pur vero che la squadra bruciava 30-40 milioni annui dalla cassaforte dei petrolieri, ma questi trattamenti di favore nei confronti di chi è subentrato paiono eccessivi: la Samp è una squadra di A, di certo non sull’orlo della crisi, da medio-alta classifica per blasone e bacino d’utenza”.
Ma anche con la Samp Ferrero pare applicare le stesse modalità utilizzate in vecchi affari, cioè utilizzare denaro di una società per ricoprire i buchi creati in un’altra, e l’altra è quasi sempre legata alla prima vera e sincera passione del Viperetta: il cinema. Secondo sempre lo stesso articolo della Gazzetta infatti “nella nuova holding che controlla la squadra, la Sport Spettacolo appunto, Ferrero ha inserito anche le sue società cinematografiche Eleven Finance, V Production e Do & Go. E nel bilancio al 31 dicembre 2014 un primo effetto, seppur marginale, c’è stato: la holding blucerchiata ha assorbito i 420 mila euro di svalutazione della Eleven Finance”. Ma un’inchiesta de L’Espresso svela che non tutto risulterebbe chiaro dietro questi passaggi di denaro da una società all’altra “I pm hanno scoperto altre operazioni finanziarie, che dimostrerebbero come i rapporti tra Sampdoria e il resto della galassia Ferrero siano strettissimi”.
"Tramite una serie di giri contabili infatti dal club genovese sarebbero arrivati circa 800 mila euro per l’acquisto di una casa a Firenze per la compagna e altri due bonifici sarebbero stati emessi in favore della Vici srl. Secondo la Finanza, non ci sarebbe coerenza tra l’attività svolta con l’oggetto sociale della Vici srl, la cui attività prevalente è quella di fare “proiezioni cinematografiche”. Quello della Sampdoria è “esercizio attività sportive”. Inusuale, poi, l’ingente ammontare dell’operazione. Di più: il giorno dopo aver ricevuto il bonifico dalla Samp, la Vici srl ha emesso 10 assegni circolari per un valore di mezzo milione di euro a favore della Livingstone”.
Ma Ferrero, c’è da dirlo, a fare il presidente della Sampdoria si diverte moltissimo nonostante il suo cuore resti dichiaratamente romanista, squadra che, come promette spesso, prima o poi acquisterà. I suoi dopopartita sono epici, alle volte esagerati, come quando consiglia in diretta nazionale a Massimo Moratti di “cacciare quel filippino”, riferendosi al presidente indonesiano dell'Inter Erick Thohir; battuta non gradita dal Tribunale Federale Nazionale che lo inibisce per tre mesi nonostante le scuse ufficiali, salvo poi annullare la pena in ricorso. L’affare Livingston e la condanna patteggiata lo farebbe anche fatto decadere dalla carica di Presidente, come deciso la Figc. Ma lui bon si scompone e risponde: “Io resto l’iper-presidente. Un patteggiamento non è una condanna". La scadenza dei termini della prescrizione lo salva.