Un vasetto di miele e una distesa di pannelli fotovoltaici. Due immagini con cui Barricalla Spa, impianto per lo smaltimento di rifiuti speciali pericolosi e non, situato alle porte di Torino, sembra rispondere alle polemiche e ai toni alti della politica di questi giorni sul tema dei rifiuti. Dal suo ufficio, a Collegno, Alessandro Battaglino, presidente di Barricalla Spa e membro del direttivo Fise Assoambiente, non vuole entrare nel merito delle contrapposizioni politiche ma si limita a dire: "Il problema è arrivato sul tavolo di chi governa il Paese. Non c'è più molto tempo, si tratta di un tema che sta per esplodere".
La politica litiga sul tema dei rifiuti, voi addetti ai lavori come rispondete?
"La risposta è semplice: se i rifiuti sono trattati in modo corretto non creano un impatto negativo, anzi, creano valore, occupazione, tutela per la salute dell'ambiente e delle persone. Il No a prescindere, come quello ai termovalorizzatori, genera caos e dal caos nascono anche le 'Terre dei fuochi, che, deve essere chiaro, non sono circoscritte solo alla Regione Campania. Le ultime cifre parlano di qualche milione di rifiuti pericolosi prodotti in Italia, che non si sa dove finiscano. E questa è la non comprensione di cosa voglia dire avere impianti autorizzati".
L'impianto di Barricalla è un esempio virtuoso di come si possano smaltire i rifiuti, in particolar modo quelli pericolosi, si parla di scorie industriali, ceneri di abbattimento fumi, ma anche amianto. Dal 1984, quando è stato aperto, non ha mai riscontrato alcuna criticità?
"Oggi Barricalla è in Italia l'impianto che ha il numero maggiore di codici di rifiuti che si possano smaltire. Noi raccogliamo i rifiuti speciali pericolosi che non hanno altra destinazione di smaltimento. È stata autorizzata nel 2016 un'altra vasca di coltivazione, la quinta, per circa 500mila metri cubi. Sono iniziati subito i lavori, e ad agosto di quest'anno c'è stato il collaudo della città metropolitana di Torino e per cui ora possiamo prendere i conferimenti anche in questa vasca".
"Tutto questo significa che Barricalla garantisce al sistema altri 5/7 anni di vita e la possibilità di ricevere rifiuti. Attualmente sono circa 130mila le tonnellate che ogni anno trovano collocazione nel nostro sito, con un volume autorizzato complessivo di 1.832.650 metri cubi". "Molto - spiega ancora - arriva da bonifiche di terreni contaminati. I Rifiuti vengono conferiti in discarica, eseguendo una coltivazione a strati".
Si può parlare di modello Barricalla?
"Ci dovrebbe essere un impianto come Barricalla in ogni Regione per poter essere indipendenti e autonomi nello smaltimento di questo tipo di rifiuti. Quando si parla di economia circolare non bisogna dimenticare che gli impianti sono essenziali".
"Ci sono già oggi autorità preposte ai controlli e da questo dovrebbe emergere la sicurezza che le cose vengono fatte in modo regolare, mentre spesso anche i dati di Asl e Arpa vengono messi in discussione perché si pensa che l'autorità scientifica sia riferita ormai a un mondo che deve finire. Ma non è così. Oggi non ci si fida neanche più di chi deve controllare e qualunque cosa uno di immagina di fare anche il dato più oggettivo viene messo in forse. Questo è vulnus anche per economia circolare".
Economia circolare anche per i rifiuti pericolosi?
"Il tema dell'economia circolare è essenziale per rifiuti che non possono rientrare nel ciclo produttivo, ci devono essere posti presidiati, verificati, sicuri dove smaltirli. Immaginiamo i rifiuti contenenti amianto presenti oggi in Italia, uno può avere le più grandi fantasie ma l'unico modo per smaltirli a oggi è la discarica. Si sono pensati modi alternativi, come la cottura con il microonde che va a vetrificare le fibre di amianto ma si parla di temperature oltre 1200/1300 gradi centigradi con un impatto energetico impressionante".
"Se pensiamo che in Italia ci sono 40 milioni di tonnellate di rifiuti contenenti amianto immaginiamo cosa vuol dire smaltirli. In Piemonte la stima è di 2 milioni tonnellate e gli impianti ad oggi hanno una capacità di smaltimento di poco superiore alle 500mila tonnellate".
E quindi cosa si fa?
"Una buona parte, fino a qualche tempo, fa prendeva la via dell'estero, per esempio la rete delle gallerie delle miniere della Germania ben si adattavano per recepire questo genere di rifiuti anche perché la normativa in Germania prevede che il conferimento di rifiuti di un certo tipo possa essere considerato opera di ripristino ambientale. Però è un mercato che si sta saturando e quindi la Germania sta stringendo molto le maglie dell'importazione di questo genere di rifiuti. Questo vuol dire che non c'è molto tempo, bisogna agire".
Ad oggi la linea è di non autorizzare più nessun impianto e lo si fa in un momento in cui tutti gli operatori, che hanno a che fare con il sistema produttivo, alzano la mano per dire che stanno cominciando a fermare le produzioni perché non sanno più dove portare i rifiuti". "Si parla di economia circolare e "Zero waste", che non significa “zero rifiuti” bensì "Zero sprechi".
"Bisogna capire che non è immaginabile una società che non produca rifiuti e non tutti i rifiuti che si generano possono essere reimmessi nel ciclo produttivo. Inoltre, e lo dice il presidente di Legambiente, 'per arrivare a rifiuti zero c'è bisogno di 1000 impianti' e questo è un dato importante. La gestione dei rifiuti, il tema dell'economia circolare se affrontato in modo corretto e non ideologico, ha un impatto positivo perché è un settore che può generare lavoro e occupazione".
Ma il Paese è pronto a recepire questo tema?
"Al di là di sacche di nebbia che, in qualche modo, avvolgono il mondo dei rifiuti, il Paese ha imprese molto virtuose e il sistema sarebbe molto pronto. Il tessuto c'è, manca la comprensione, specie per quanto riguarda i rifiuti pericolosi, che per attuare quanto previsto dall'economia circolare vi devono essere autorizzazioni di impianti per smaltire rifiuti per cui al momento non c'è altra soluzione della discarica".
"Se non si affronta in modo serio questo tema l'esito è che una parte di questo genere di rifiuti prenda la strada dell'estero e l'altra parte prenda strade sbagliate, abbandonandoli o smaltendoli in modo non regolare con il rischio che fra dieci anni si riproponga il problema".
Arrivando al vostro impianto la prima cosa che appare è una distesa di pannelli fotovoltaici, anche questa è economia circolare?
"In un certo senso sì. Abbiamo un impianto fotovoltaico sul lotto 1 e 2 da circa 1 gigawattora, con una superficie di 4680 metri quadri, pari alla metratura con cui si potrebbero attrezzare a pannelli solari 170 villette monofamiliari. Energia verde, pulita a tutti gli effetti. Una volta che questa discarica sarà chiusa, produrre energia in questo modo potrà essere una vera forma di economia circolare garantendo risorse che devono essere generate mantenendo per sempre il presidio di questi luoghi".
E il Vasetto di miele?
"È un presidio ambientale, che c'era già quando sono arrivato a Barricalla. Si tratta di alcune arnie che ho voluto mantenere. Il mondo finirà quando non ci saranno più le api lo diceva anche Einstein, si tratta dell'insetto più delicato che c'è in natura. Noi paragoniamo il miele prodotto a Barricalla con quello prodotto in una zona bianca a Castelnuovo Don Bosco, sulla colina torinese, per vedere se ci sono differenze per quanto riguarda gli inquinanti e il dato che emerge è che gli unici elementi di questo tipo che si riscontrano in entrambi i casi derivano dalla conformazione morfologica della Pianura Padana ossia dallo smog. Dalle api, dunque, un altro punto decisamente a nostro favore".