"Una scelta politica non sindacabile dal giudice penale". Così il procuratore di Catania, Carmelo Zuccaro, ha motivato la richiesta di archiviazione sul caso Diciotti per il ministro dell'Interno, Matteo Salvini, indagato per sequestro di persona. Il ritardo nel fare scendere i 177 migranti dalla nave Diciotti ormeggiata al porto di Catania dal 20 al 25 agosto, per il capo della procura etnea
"è giustificato dalla scelta politica, non sindacabile dal giudice penale per il principio della separazione dei poteri, di chiedere in sede europea la distribuzione dei migranti (il 24 agosto si è riunita la commissione europea a Bruxelles), in un caso in cui secondo la convenzione Sar internazionale sarebbe toccato a Malta indicare il porto sicuro".
Parole che arrivano dopo che lo stesso titolare del Viminale, in diretta Facebook, aveva svelato il contenuto della busta gialla giunta dagli uffici giudiziari catanesi con cui lo informava della trasmissione degli atti al Tribunale dei ministri, formulando "richiesta motivata di archiviazione". Il collegio ha 90 giorni di tempo per decidere. "Da persona libera e non più indagata torno al mio lavoro", è stato il commento immediato di Salvini, che si chiede: "Ma il procuratore di Agrigento perchè ha indagato? Quanto è costata l'inchiesta per un reato che non esisteva?". Il caso Diciotti è passato in questi mesi sui tavoli delle procure di Agrigento, Palermo e Catania (Il Fatto Quotidiano).
L'inchiesta aperta in un caldissimo agosto siciliano dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, salito a bordo del pattugliatore della Guardia costiera ormeggiata nel porto etneo, per una ispezione con mascherina, guanti e calzari usa e getta, ha avuto il suo clamoroso culmine il 25 agosto, con l'iscrizione del ministro nel registro degli indagati per sequestro di persona, arresto illegale e abuso d'ufficio.
Il 5 settembre il fascicolo è stato spedito alla procura di Palermo perché lo girasse al Tribunale dei ministri; cosa avvenuta due giorni dopo, con l'ufficio guidato da Francesco Lo Voi che contestava il reato di sequestro di persona aggravato dalla presenza di minori.
Il collegio il 18 ottobre, dopo 41 giorni sui 90 a disposizione, ha dichiarato la propria incompetenza territoriale, trasferendo gli atti alla procura di Palermo perché li inviasse al corrispondente ufficio di Catania, cosa avvenuta nelle ore successive. Dopo una dozzina di giorni la palla adesso passa al Tribunale dei ministri etneo che dovrà decidere entro tre mesi sulla richiesta di archiviazione (Corriere della Sera).
La vicenda della nave Diciotti
I migranti al centro della disputa erano stati soccorsi il 16 agosto nel Mediterraneo centrale e tenuti a bordo per dieci giorni sulla nave della Guardia costiera "Diciotti", a cui era stato indicato come 'scalo tecnico' il porto di Catania dove è rimasta ormeggiata per cinque giorni, senza che gli stranieri potessero scendere.
Il collegio di Palermo, con funzioni paragonabili al vecchio giudice istruttore, ha svolto indagini, sentendo funzionari del Viminale e ufficiali della Guardia Costiera. E ha ritenuto che il reato più grave, come emerso dalle carte, e cioè il sequestro di persona, fosse avvenuto nel porto di Catania, dunque nella seconda fase della vicenda riguardante la nave Diciotti: il trattenimento a bordo dei migranti sarebbe iniziato infatti non a Lampedusa (come ritenuto invece dal procuratore Patronaggio), quando alla nave era stato consentito solo di far sbarcare un gruppo in precarie condizioni, bensì quando il natante della Guardia costiera era giunto nel porto in cui aveva avuto il permesso di entrare e ai migranti era stato impedito di scendere a terra (Rainews).
Era, cioè, a Catania, una volta che la Diciotti era stata ormeggiata, dal 20 al 25 agosto, che effettivamente c'era la possibilità di non consumare il reato. Di diverso avviso Zuccaro, per il quale Salvini ha operato una scelta politica legittima non sindacabile da un giudice. I migranti hanno potuto lasciare il pattugliatore la notte del 25 agosto: finiva un'odissea umana e mediatica e iniziava un complesso percorso giudiziario. Non ancora concluso.