Nove mesi per il nuovo ponte. Autostrade per l’Italia non vuole uscire di scena e tira dritto, torna ad assicurare al commissario per la ricostruzione Marco Bucci di essere in grado di demolire e ricostruire il viadotto sul Polcevera entro 9 mesi dalla approvazione e dalla disponibilità delle aree.
È infatti arrivata la conferma della consegna del progetto che Aspi ha messo a punto per il ponte che prenderà il posto del Morandi: la documentazione è arrivata al sindaco e commissario Bucci nella serata di lunedì, e al momento non può fare altro che essere accantonato vicino alle altre proposte inviate. Sul progetto - spiega il Sole 24 Ore - Autostrade "è pronta ad impegnarsi contrattualmente al rispetto dei tempi indicati, fornendo garanzie economiche". La società si dice inoltre "disponibile a sviluppare eventuali ulteriori ipotesi progettuali", laddove richieste dal Commissario.
Una sfida al governo
Una mossa, quella del Cda, con cui la società Aspi prova a battere il governo sul tempo. Tuttavia, l'ipotesi di un coinvolgimento di Autostrade, come più volte ribadito dall'esecutivo, è probabilmente l'unica voce del decreto Genova che non subirà alcun tipo di variazione.
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Del resto - spiega Il Secolo XIX - il sindaco del capoluogo ligure e Commissario straordinario, Marco Bucci, a margine degli Stati generali dell'economia a Certosa, ha ribadito il diktat del governo. Quanto alla valutazione dei progetti, ha ricordato anche che "noi manderemo alcune 'lettere d'invito', quindi ci sono progetti che stanno arrivando senza invito e altri che arriveranno 'su invito', ma le valutazioni le faremo alla fine".
Negli stessi minuti, nel corso del medesimo appuntamento, il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Mondini era tornato però ad auspicare il coinvolgimento di Aspi nella realizzazione del nuovo viadotto. Auspicio a cui il sindaco ha poi risposto, sollecitato dai cronisti: "Io lascio sempre tutte le porte aperte, non ne chiudo mai una. Alla fine vedremo di scegliere quella migliore".
Cosa prevede decreto Genova
L’atteso decreto sul viadotto Morandi prevede che il commissario straordinario affidi "la realizzazione delle attività concernenti il ripristino del sistema viario ad uno o più operatori economici che non abbiano alcuna partecipazione, diretta o indiretta, in società concessionarie di strade a pedaggio, ovvero siano da queste ultime controllate o, comunque, ad esse collegate, anche al fine di evitare un indebito vantaggio competitivo nel sistema delle concessioni autostradali".
Nel decreto inoltre il "concessionario del tratto autostradale" è definito "responsabile dell’evento". E "entro 30 giorni dalla richiesta del commissario straordinario" verserà "sulla contabilità speciale le somme necessarie alle spese di ricostruzione dell’infrastruttura e del connesso sistema viario".
Infine sono previsti indennizzi per gli sfollati di 2.025,50 euro al metro quadro ai quali si aggiungono, in base a una legge regionale, l'indennità di 45 mila euro e quella per l'improvviso sgombero di 36 mila euro. Le indennità saranno a carico di Autostrade ma in caso di omesso versamento entro i termini previsti subentrerà il commissario.
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Nuova giornata di interrogatori
In tribunale, intanto, nuova giornata di interrogatori: davanti ai magistrati sono comparsi la “super manager” Assunta Luisa Perrotti, capo dipartimento del ministero delle Infrastrutture, e Fabio Brancaleone, docente alla Sapienza e ingegnere della Edingegneriadi Roma, che nel 2017 realizzò su richiesta della società Autostrade uno “studio” sui tiranti del Morandi.
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I due sono stati sentiti come persone informate sui fatti: in particolare, alla Perrotti, è stato chiesto chi del ministero fosse a conoscenza del progetto di “retrofitting” sul viadotto (quello che doveva partire in autunno) e chi avesse visto gli studi di Cesi e Politecnico che indicavano problematiche per la tenuta del ponte.