Che i social abbiano ampiamente superato la funzione per i quali sono stati creati è cosa risaputa. Sui social si formano le famiglie, si seguono funzioni religiose, si vincono (e perdono) elezioni, da quelle condominiali a quelle alla presidenza degli Stati Uniti e, ovviamente, si fa pubblicità alla propria attività.
Dev’essere nata da quest’ultima fondamentale funzionalità l’idea di Matteo e Tommaso Pittarello, due fratelli padovani proprietari della catena di sushi bar chiamata This is not a sushi bar, di trasformare i propri followers in vera e propria moneta buona per pagarsi un pranzo. Il tutto funziona in maniera piuttosto semplice: ci si siede al tavolo e si ordina come in un qualsiasi ristorante, quando il piatto arriva lo si fotografa e posta sui propri social taggando ovviamente il ristorante @thisisnotasushibar e utilizzando l’hashtag #thisisnotasushibar, alla fine del pasto si fa il conto, ma non di quanto si paga ma di quanti like si sono ricevuti e si consulta così il prezziario: da 1.000 a 5mila follower si avrà un piatto gratis in più rispetto a quello già ordinato; da 5mila a 10mila due piatti; da 10mila a 50mila si passa a quattro; da 50mila a 100mila ad otto; se si sforano i 100mila l’intero pasto è offerto.
Un’idea che certamente attirerà l’attenzione di molti influencer, ma questo è un aspetto decisamente secondario, i proprietari infatti, sentiti dal Corriere della Sera, ammettono che l’obiettivo è quello di ottenere “sponsorizzazioni sui canali che oggi rendono meglio: i social network in generale, e in particolare Instagram”. Il cartello del ristorante di via Lazzaro Papi, zona Porta Romana di Milano, parla chiaro “Si accettano followers”, trattando la materia (che poi saremmo noi) come vero e proprio denaro; sembra una battuta, un modo simpatico di promuovere l’iniziativa, ma non lo è, anzi, è una descrizione tremendamente schietta dell’iniziativa.
Di fatto, anche solo per scherzo, senza nemmeno sperare di poter arrivare a numeri così alti di seguito, ogni singolo cliente che si siederà in quel ristorante ne diventerà agente pubblicitario. Quanto costerebbe su un social qualsiasi una sponsorizzazione che raggiunga una tale quantità di contatti? Indiscutibilmente più di un piatto di pesce crudo. Quindi mentre il cliente fa di tutto per ottenere like convinto che al raggiungimento dell’obiettivo avrà fregato il proprietario ottenendo un pasto gratis, dall’altra parte chi sta alla cassa è stato già ampiamente ripagato in pubblicità. Ma questo non è il mercato del futuro, è già quello del presente, e toccherà cominciare a farci il callo.