La corte costituzionale ha ritenuto legittima la disposizione del decreto attuativo del 2017 sulle unioni civili, in cui si prevede che la scelta del 'cognome comune' non modifica la scheda anagrafica individuale, nella quale rimane il cognome precedente alla costituzione dell’unione. La Corte Costituzionale, dopo l'udienza pubblica di questa mattina, ha valutato per la prima volta la legittimità della disciplina delle unioni civili tra persone dello stesso sesso per quanto attiene al 'cognome comune' scelto dalle parti dell’unione civile. La funzione del 'cognome comune' − come cognome d’uso senza valenza anagrafica − "non determina, secondo la Consulta, alcuna violazione dei diritti al nome, all’identità e alla dignità personale": resta fermo, spiegano i giudici, che "la scelta effettuata viene invece iscritta negli atti dello stato civile". I giudici della Consulta hanno quindi dichiarato legittimo anche l’annullamento delle modifiche anagrafiche di chi aveva optato per il cognome comune prima dell’adozione del decreto attuativo del 2017.