È solo questione di tempo, anche se di tempo ce ne vorrà molto. Il Mediterraneo scomparirà, l’Africa ci piomberà addosso e nascerà un solo, abnorme continente che, con buona pace dei sovranisti, vedrà mai più divise le popolazioni della sponda sud e di quella nord del mare che ancora consideriamo Nostrum.
Nel nostro destino c’è l’Eurafrica, massa di terre emerse che troveranno nel loro cuore poco più di un laghetto, dopo che l’acqua in eccesso sarà andata a riversarsi (e la cosa ha un sapore apocalittico) per centinaia di chilometri sul territorio che oggi la circonda, e su cui sono affacciate città che ospitano milioni di esseri umani.
L'Himalaya tra Sicilia e Tunisia
A meno che, scrive l’Economist, la pressione delle due placche tettoniche su cui poggiano i continenti ancora adesso divisi non porti ad un titanico corrugarsi della crosta terrestre, e allora sarà ancora più spaventoso. Nascerà infatti una catena montuosa alta come l’Himalaya e di cui le nostre Alpi non saranno altro che un minuscolo contrafforte, come oggi le Alpi Apuane lo sono dell’Appennino.
L’Italia sarà presa in mezzo a questi sconvolgimenti. Che per fortuna (mal comune mezzo gaudio) riguarderanno anche gli altri.
Pangea prossima ventura
“Sarà un mondo irriconoscibile”, scrive l’Economist. Nel mondo di quella scienza di recente creazione che è lo studio dei movimenti delle placche terrestri all’interno della geologia, ci si è concentrati per anni sulla deriva dei continenti, migrazione primordiale da un unico blocco chiamato Pangea. Oggi si fa l’opposto: si cerca di capire cosa avverrà in futuro. Per il Mediterraneo e chi vi fa il bagno non c’è nulla da ridere, ma anche le cose non vanno bene per nessuno.
In buona sostanza, avverrà il contrario di quello che è accaduto finora. Le masse terrestri cozzeranno con lenta ma inesorabile forza primitiva, e se non basta la nascita di Eurafrica si sappia che alla fine arriveranno sulle nostre spalle anche le due Americhe, e avremo il ritorno alla Nuova Pangea, che gli scienziati indicano con il latino Pangea Proxima.
E gli oceani? Qua le opinioni si dividono. Se la teoria della Pangea Proxima lascia immaginare che l’Atlantico si ridurrà progressivamente ad una striscia di acqua salata destinata a soffocare tra la foce del Rio delle Amazzoni e quella del Congo, altri sostengono il contrario. Sarebbe il Pacifico, semmai, a divenire piccolo piccolo, fino a vedere la California finire a far tutt'uno con l’Asia (ma chissà a quale altezza).
No, aggiungono altri studiosi: finiremo tutti a nord, a ricreare un maxicontinente là dove ora fluttuano indisturbati gli iceberg, in quel Polo Nord tutto acqua e pozzi petroliferi che tanto fa gola a tutti, a cominciare da Vladimir Putin.
Ma la pace tra le nazioni potrebbe guadagnarci
Non sarebbe l’unico risvolto a favore della pace internazionale che si potrebbe riuscire ad ottenere, perché se avesse ragione il professore Joao Duarte dell’Università di Lisbona, ad esempio, nessuno dei due oceani sopravvivrà, mentre sarà l’Asia a spaccarsi come una mela lungo un asse cui corrisponde attualmente uno dei confini più caldi del Pianeta, quello tra India e Pakistan. I due paesi, insomma, sarebbero divisi dalla Natura non matrigna, ma madre, e messi nelle condizioni di non litigare più. Tantomeno di continuare a produrre armi nucleari.
Scenari che destano preoccupazione? Sicuramente. Ma sia chiaro: tutto questo non avverrà prima di 40 milioni di anni, se si vuole metter fretta alla Natura. Anche il Mediterraneo non ci abbandonerà tanto presto. Il movimento è già iniziato, e le coste si avvicinano l’una all’altra al ritmo poco forsennato di due centimetri l’anno. Per accorgersene, uno dovrebbe stare fermo un anno, notte e giorno, sullo stesso punto essendo in grado di notare ad occhio nudo il movimento del bagnasciuga rispetto alla battigia dall’altra parte della linea dell’orizzonte. Molto più facile, e concreto, giocare a racchettoni.