Aveva avuto una ischemia cardiaca il 28 maggio nel carcere di Nuoro in Sardegna. Poi era stato trasferito all'ospedale Molinette di Torino e infine ha avuto i domiciliari il 2 marzo, dopo una lunga battaglia giudiziaria. È morto ieri mattina nella sua casa del Cavone, un budello di vicoli tra via Salvator Rosa e piazza Dante a Napoli, il boss Ciro Lepre, soprannominato 'lo sceriffo'. Lo conoscevano così perché era in grado di controllare il quartiere come uno sceriffo, con le vecchie leggi della strada.
Il capoclan stava scontando una pena per associazione a delinquere di stampo mafioso ed estorsione per aver imposto tangenti a una società che si occupava del lavaggio di biancheria ospedaliera a Napoli e Caserta; più volte, durante la sua detenzione, era stato necessario il ricovero per sottoporsi alle cure. Diverse volte i familiari, in primis la moglie Vincenza Cianciulli, hanno lanciato appelli ai media affinché il loro congiunto fosse curato in una struttura ospedaliera.
Ciro Lepre ha una storia criminale che affonda le radici nel passato. Già negli anni Novanta controllava la zona del centro di Napoli grazie soprattutto ai traffici di sigarette di contrabbando e poi delle estorsioni a tappeto, come raccontano informative delle forze dell'ordine e decine di collaboratori di giustizia. Fu il suo clan ad 'inventare' l'imposizione ai commercianti di buste di plastiche, prima ancora che divenisse una consuetudine per le altre cosche della città. Il 10 maggio del 2005, durante la faida tra il clan Misso e i Torino al rione Sanità, fu il bersaglio di un clamoroso agguato, ma i killer sbagliarono mira e pur se lo colpirono al volto il proiettile gli passò le guance da parte a parte. Di recente un pentito ha raccontato che a fare fuoco furono i Terracciano dei Quartieri Spagnoli e non i Misso della Sanità.
Il 13 settembre 2014 suo fratello Carmine, detto 'polpettone', venne ucciso davanti ad un chiosco di bibite al Cavone. La risposta, secondo gli investigatori, arrivò tre anni dopo con un duplice omicidio in vico Nocelle. S morire il 3 settembre 2016 furono Salvatore Esposito, ras emergente del rione e il suo guardaspalle, Ciro Marfé. La zona al momento è sotto il controllo del gruppo Saltalamacchia, che dai Quartieri Spagnoli è riuscito a conquistare i vicoli del centro città. Secondo gli investigatori quell'area produce redditi criminali per oltre un milione di euro all'anno grazie soprattutto allo spaccio di droga al dettaglio per la movida del centro storico.