Per i leoni da tastiera è 'l'uomo da odiare', ma c'è chi, come Francesco Merlo su Repubblica, gli darebbe una medaglia al merito. Lui, Massimo Kothmeir, capitano di fregata al comando della 'Diciotti', non si cura né degli uni né dell'altro, non ha mai rilasciato un'intervista e non ha mai diramato un comunicato. Non a Trapani, quando attraccò con 67 migranti a bordo dopo una traversata difficile, con un paio di loro che si erano fatti minacciosi al punto da spingere Salvini a chiedere che scendessero a terra "con le manette ai polsi". Né nell'ultima settimana, in cui si è trovato con 148 (ma fino a mercoledì sera erano 177) migranti sulla sua nave in cerca di un porto di attracco.
Il capitano Kothmeir è al comando della Diciotti dal 6 aprile, quando ha preso il timone dalle mani del Capitano di Fregata Gianluca D'Agostino. Al passaggio di consegne - che si è svolto giusto a Catania - avevano partecipato il sindaco Enzo Bianco e alcuni tra i gradi più alti della Guardia costiera. Un momento importante perché tutti sapevano qual è il compito affidato a questa unità multiruolo della classe Dattilo per le missioni d'altura a lungo raggio. E' costruita per operare anche in condizioni proibitive e viene usata soprattutto per la ricerca e il soccorso in mare, l'antinquinamento (fu questa nave a 'scortare' il relitto della Concordia mentre veniva trainato dall'Isola del Giglio a Genova per verificare che non ci fosse dispersione in mare di sostanze inquinanti) e sicurezza della navigazione.
Non è un caso se dal 2014, anno della sua entrata in servizio, la CP 941 - è la sua sigla - ha già soccorso e tratto in salvo oltre 38.000 persone (le prime 293 nel giugniodi quell'anno, appena tre mesi dopo il varo) e navigato così tanto da coprire per quattro volte il giro del Mondo.
Il suo comandante è un uomo schivo: sul suo profilo Facebook - che non è pubblico - spicca il disegno di due mani che reggono uno scafo pieno di persone. E' appassionato di viaggi in moto e rilancia i successi ottenuti dalle guardie costiere degli altri Paesi. Fu tra gli uomini che coordinarono le ricerche dei dispersi nel crollo della torre di controllo dl porto d Genova, nel maggio del 2013. Poi si lasciò andare a un commosso ricordo dei compagni che erano tra le 9 vittime del disastro.
"Nello stretto ambito del luogo della tragedia, tra lacrime e speranze, ho visto l’Italia che mi piace, l’Italia che vorrei" scrisse, "l’Italia che ho giurato di servire fedelmente sino all’estremo sacrificio, l’Italia che, per quanto se ne dica, C’È e quando c’è da versare sudore e spremere il cuore batte e batte forte, come nessun’altro… Non è più il tempo della critica fine a se stessa! Questo Paese, mai come adesso, ha bisogno di idee realizzabili, di intelligenze fresche, di progetti rivoluzionari, di un’energia collettiva. I battitori liberi hanno perso, qui c’è bisogno di mani che si stringano, di braccia forti che lavorino, di sorrisi che rassicurino".
Anche l'uomo di cui la nave porta il nome ha una storia particolare, degna di essere ricordata. Umberto Diciotti, Generale di Porto durante la Seconda Guerra Mondiale, salvò Tripoli dalla minaccia di una nave in fiamme, carica di munizioni ed esplosivi.