Un vecchio adagio racconta che il modo migliore per finire vittima della montagna è illudersi di conoscerla. Lo stesso adagio, declinato sulle rive del mare, mette in guardia dalla placidità delle acque. Se si uniscono l'acqua e le montagne, si creano le condizioni per la 'tempesta perfetta', come quella che ha travolto decine di escursionisti sul torrente Raganello, nel Parco del Pollino
“Noi dell’Associazione Italiana Canyoning (Aic) offriamo corsi per chi vuole imparare il torrentismo: una delle lezioni è sul rischio, ma spieghiamo sempre che prevederlo è difficilissimo. Le regole d’oro sono non avventurarsi se c’è brutto tempo e mettersi in sicurezza se si percepisce il rischio di una piena: bisogna trovare un riparo almeno tre di metri più in alto del greto del torrente, e se necessario aspettare lì ore. Altrimenti si viene travolti dall’acqua”. A raccontare ad Agi i segreti del torrentismo è Luca Dallari, presidente dell’Aic e appassionato di questa specialità “che unisce la montagna e il fiume”.
Cos’è il canyoning, l’arrampicata all’incontrario
“Il torrentismo, o canyoning, è un sport molto diverso da quanto stavano facendo ieri le persone travolte dalla piena nella Gola del Raganello - spiega Dallari -. La tragedia del 20 agosto ha colpito persone che stavano facendo una semplice gita, un trekking acquatico, cioè un’escursione sub-orizzontale in cui per la maggior parte del tempo si cammina”. Il canyoning gli assomiglia solo in apparenza: i luoghi dove praticarlo sono spesso gli stessi, ma la differenza di fondo è che “si percorre il corso d’acqua in discesa, in un percorso stretto in gola che però è verticale, ricco di salti da affrontare con la corda o tuffandosi”. Se le vittime di ieri stavano affrontando una camminata in piano nel letto del torrente, chi fa torrentismo si cala “con attrezzatura, tecniche specifiche e un adeguato bagaglio di esperienza dall’alto verso il basso lungo le pareti, un tragitto dal quale è poi impossibile risalire”. È l’esatto opposto dell’arrampicata, insomma.
Le forre, le piene e il rischio improvvisazione
“Le gole, in gergo, vengono chiamate forre”, spiega Dallari. Sono ambienti aspri, stretti e inospitali, ma dal fascino irresistibile. “Qualche anno fa andai a Civita, proprio nella zona del Raganello, e lì mi calai dalle pareti. Il posto è meraviglioso anche se, dal punto di vista tecnico, per gli amanti del canyoning non particolarmente interessante”.
Lo è sicuramente di più per chi desidera provare l’escursionismo acquatico, cioè camminare nell’acqua del torrente, come i turisti di ieri travolti dalla piena. È proprio l’acqua il pericolo numero uno per queste aree: “Lascia poco tempo per reagire – ammette Dallari -, e una piena come quella di ieri è letale per chiunque, prevederla è complicato perché magari piove a monte e senza anni di esperienza percepirla è quasi impossibile”.
A rendere ancora più complicato una disciplina già di per sé non semplice sono “superficialità e improvvisazione”, affrontare percorsi senza la necessaria preparazione. “Un tempo per il torrentismo usavamo tecniche prese in prestito dalla speleologia e dall’alpinismo – prosegue Dallari -, ora ne abbiamo di nostre, elaborate durante 20 anni di vita dell’Aic e che vengono adottate anche dal Cai”
Il catasto delle forre: in Italia quasi 1.400 gole
Ogni anno l’Associazione Italiana Canyoning pubblica un libro con le schede dei 1.349 percorsi aperti e attrezzati del nostro Paese. “Forniamo dati come la verticalità (cioè il dislivello, ndr), l’acquaticità (ovvero la forza dei corsi d’acqua, ndr), e anche la difficoltà nell’uscire dalla forra per via dell’incassamento nella roccia”, spiega Dallari.
E online, il sito dell’Aic mette a disposizione degli appassionati un catasto dove sono racchiuse i percorsi sparsi in tutte le regioni. Tra queste anche la Gola del Raganello, teatro della tragedia del 20 agosto: “Seimila metri di sviluppo in pianta, quota di ingresso a 515 metri e uscita a 250, con un punto di verticale massima di 8 metri”, si legge nella pagina dedicata. Su un altro sito di canyoning, il francese descente-canyon.com, questa area del Parco del Pollino viene definita come “una delle gole più lunghe d’Europa” che richiede “un impegno molto forte” e che offre “scappatoie impossibili”.
Una disciplina con la quale non si scherza, e che pertanto richiede la presenza di guide con appositi brevetti: “quello europeo da accompagnatore torrentistico o il titolo di guida alpina”, chiarisce Dallari. Anche per l’escursionismo acquatico, come la tragica passeggiata che è costata la vita a dieci persone, il regolamento pubblicato dal Comune di Civita prevede l’obbligo di guide, oltre ad attrezzature adeguate e una serie di altre prescrizione come il limite minimo di età fissato a dieci anni. Ma non tutti sembrano averlo rispettato, scrive il Corriere della Sera. Una bimba estratta viva ha otto anni appena, mentre “alcune vittime sono state trovate in costume”, scrive l’edizione online del quotidiano.