È oggi disponibile anche in Italia atezolizumab, la prima immunoterapia anti-PD-L1 sviluppata da Roche e approvata da AIFA per il trattamento in monoterapia di pazienti adulti affetti da carcinoma polmonare non a piccole cellule (NSCLC) localmente avanzato o metastatico, precedentemente sottoposti a chemioterapia. La pubblicazione della determina AIFA del 14 luglio in Gazzetta Ufficiale rende di fatto atezolizumab, anticorpo monoclonale pensato per interferire con la proteina PD-L1, ora prescrivibile nel nostro Paese.
Il tumore al polmone, di cui la tipologia NSCLC rappresenta l'85% dei casi, rimane, ancora oggi, una delle neoplasie più complesse che gli oncologi si trovano ad affrontare, responsabile ogni anno di 1.6 milioni di decessi al mondo. Atezolizumab rappresenta una vera e propria rivoluzione nel campo delle immunoterapie: la molecola ha ottenuto lo status di Farmaco Innovativo dall'AIFA, grazie ai dati dello studio di fase II POPLAR e dello studio di fase III OAK che hanno mostrato come sia in grado di assicurare una maggiore sopravvivenza rispetto al trattamento con docetaxel.
"Atezolizumab rappresenta un'evoluzione nell'ambito degli anticorpi monoclonali, classe di farmaci che ha rivoluzionato la pratica clinica dei tumori, essendo il primo anti PD-L1 con un'elevata componente di innovazione biotecnologica" spiega Fortunato Ciardiello, Professore Ordinario di Oncologia Medica e Presidente della Scuola di Medicina e Chirurgia dell'Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli e, attualmente, Past President di ESMO (European Society for Medical Oncology).
"L'elemento fondamentale che contraddistingue atezolizumab è il suo meccanismo d'azione diretto, selettivo e completo, che rappresenta una novità in confronto agli anti PD-1 presenti sul mercato. Diretto in quanto mira precisamente alla proteina PD-L1 nelle cellule tumorali e nelle cellule immunitarie infiltranti il tumore per riattivare le cellule T; selettivo, in quanto preserva le interazioni tra PD-L2 e PD-1, contribuendo a minimizzare le reazioni autoimmuni nel tessuto sano, aumentando la tollerabilità del farmaco e diminuendo gli effetti collaterali; completo in quanto impedisce alla PD-L1 di legarsi alle altre proteine, come ad esempio il recettore B71 presente in alcuni tipi di linfociti, sia in ambiente tumorale che nel linfonodo".
L'innovativo meccanismo d'azione di atezolizumab porta con sé notevoli benefici, emersi in particolare nelle diverse fasi dello studio OAK. Il farmaco ha dimostrato, infatti, di migliorare la sopravvivenza globale mediana rispetto al docetaxel (13,8 mesi vs 9,6 mesi), perfino nei soggetti con espressione di PD-L1 scarsa o nulla (12,6 mesi vs 8,9 mesi); inoltre, atezolizumab è ben tollerato dai pazienti sottoposti al trattamento e presenta un profilo di sicurezza favorevole rispetto a docetaxel. Questi esiti positivi sono valsi al farmaco l'inserimento nelle linee guida nazionali per la gestione integrata del paziente con tumore polmonare dell'Associazione Italiana Oncologica Toracica (AIOT).
"L'immunoterapia è una delle aree di ricerca maggiormente promettenti in oncologia e siamo molto orgogliosi dei risultati finora ottenuti da atezolizumab, che rafforzano ulteriormente la nostra robusta pipeline di 18 molecole in fase avanzata di sviluppo nell'ambito emato-oncologico e dell'oncologia molecolare - ha affermato Maurizio De Cicco, Presidente e Amministratore Delegato Roche Italia - I risultati raggiunti con questo farmaco sono al tempo stesso un traguardo ma anche un trampolino di lancio: crediamo molto nel potenziale di atezolizumab, che solo nella prima metà del 2018 ha già ottenuto sei straordinari risultati positivi su sette studi di Fase III. In linea con la storia di Roche, azienda da sempre impegnata nella ricerca e nell'innovazione, continueremo a sviluppare questo farmaco nel campo delle immunoterapie antitumorali per offrire a ogni paziente soluzioni sempre più efficaci e personalizzate".