Denis Verdini è stato condannato anche in Appello a sei anni e dieci mesi per il crac del Credito cooperativo fiorentino, la banca di cui era presidente. Verdini non era presente in aula alla lettura del dispositivo. Condannati anche gli imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei a 5 anni e 10 mesi.
La vicende del crac del Credito Cooperativo Fiorentino, la "banchina" fallita nel 2012, di cui Denis Verdini è stato presidente per vent'anni, dal 1990, e dei contributi del fondo dell'editoria percepiti dai suoi giornali editi da finte cooperative, sono state oggetto di un'inchiesta condotta dai pm Luca Turco e Giuseppina Mione (Il Fatto quotidiano).
L'indagine ha disegnato la rete di rapporti esistente tra il Credito cooperativo fiorentino e i due imprenditori Riccardo Fusi e Roberto Bartolomei, soci della holding Hbf che controllava decine di società, fra cui l'impresa di costruzioni Btp, la catena di alberghi Una, la Immobiliare Ferrucci, 'scrigno' del comparto immobiliare del gruppo.
Secondo l'accusa, la banca aveva erogato decine di finanziamenti a società riconducibili a interessi di Riccardo Fusi (già condannato per l'inchiesta sulla 'cricca' degli appalti, capitolo Scuola Marescialli di Firenze), Roberto Bartolomei e altri imputati su contratti preliminari basati su operazioni fittizie o comunque viziati da irregolarità di vario tipo. Un sistema che nel tempo avrebbe favorito una galassia di società - alcune fallite - contribuendo a svuotare il patrimonio del centenario istituto di credito. Nel processo i pm evidenziarono anche presunte carenze nei controlli della governance della banca, con mancate verifiche di operazioni quanto meno incaute o comunque estranee alla prassi del sistema creditizio (Huffington Post).
Al crac era stato collegato pure il complesso meccanismo ideato per accedere senza averne diritto - sulla base di una sorta di fatturazione circolare tra le varie società per prestazioni e servizi - ai contributi per l'editoria di alcune testate locali. In questo filone processuale entra infatti la vicenda della bancarotta della Ste (Società Toscana Edizioni), che editava 'Il Giornale della Toscana', pubblicato dal 1998 al 2014 in abbinamento con 'Il Giornale', della società Sette Mari e di altre società 'service' collegate tra loro nella 'galassia' editoriale e mediatica promossa a Firenze dallo stesso Verdini.
I guai dell'ex Credito cooperativo fiorentino iniziarono nel 2010, con una prima ispezione della Banca d'Italia. La situazione economica dell'istituto era traballante: dopo due anni di amministrazione straordinaria, nel 2012 il tribunale di Firenze ne sentenziò il fallimento. Ma mentre l'attività, a garanzia dei risparmiatori, venne rilevata da Chianti Banca, i pm fiorentini aprirono un'inchiesta. Secondo le ipotesi dei pm, Verdini aveva usato la banca come un 'bancomat' personale.
Le indagini a questo punto si allargarono anche all'altra attività di Verdini: il quotidiano 'Il giornale della Toscane', dorso regionale de 'Il Giornale', e i settimanali locali Metropoli. A editare questi giornali erano delle cooperative (la Società Toscana Edizioni srl e la Sette Mari scarl) che, sempre secondo le accuse, sarebbero servite a drenare i fondi pubblici. Più di 4 milioni all'anno di contributi vennero ad esse erogati dal Fondo per l'editoria, tra il 2005 e il 2009. Il 15 luglio del 2014, il gup Fabio Frangini dispose il rinvio a giudizio di tutti gli imputati.