Alla fine il premier francese Emmanuel Macron ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale: vietare i cellulari a scuola a partire dal prossimo anno. E a ogni livello, dalla materna fino alle medie. Il bando prevede due sole eccezioni: “per utilizzi pedagogici” o per i ragazzi con handicap. Per il resto il divieto è assoluto. Aule, corridoi, biblioteca, bagni e palestre: dappertutto è no-phone zone. Nessuna pena specifica per chi violerà la legge, ma lo Stato – riporta il Messaggero - riconosce agli insegnanti il diritto di sequestrare i dispositivi. “È necessario che la scuola resti un’isola protetta, di uguaglianza, destinata all’apprendimento e alla socializzazione dei ragazzi”, si legge nel testo. La misura proposta dal partito del premier, Republic en Marche, è stata approvata dall’Assemblea Nazionale di Parigi. Favorevoli anche i centristi del Modem e dell’Udi, mentre si sono astenuti sinistra radicale, socialisti e parte della destra.
La nuova legge francese sta facendo parlare molto (in rete e non solo) anche in Italia, dove questa settimana si chiudono le scuole e dove non si conosce ancora il pensiero in merito del nuovo governo giallo-verde. Eravamo rimasti con la ministra Valeria Fedeli che aveva aperto all'uso del cellulare in classe e tutti (prima del 4 marzo) si aspettavano un'applicazione di un nuovo regolamento dall'inizio del prossimo anno scolastico (una commissione tecnica nominata dal Miur averebbe dovuto ultimare le linee guida). Marco Bussetti, il nuovo ministro, seguirà le orme della ministra Pd? Difficile pensarlo. E in attesa di una parola sull'argomento del nuovo titolare del ministero, è la legge francese a tenere banco.
“Un’operazione pubblicitaria”
Per gli oppositori quella di Macron non è una vera e propria rivoluzione: secondo il codice dell’Educazione – riporta Il Fatto Quotidiano - telefonare durante le lezioni è vietato ovunque già dal 2010. Il 50% degli istituti pubblici coinvolti (51mila scuole elementari e 71mila medie) ha adottato il divieto con un regolamento interno. Il nuovo testo però pone la base giuridica per il sequestro ed estende il bando non solo alle ore effettive di lezione ma anche ai tempi ‘morti’.
Dove custodire i cellulari?
La nuova legge pone un problema: dove custodire i cellulari dall’entrata a scuola fino all’uscita? Si era ipotizzato di dotare gli istituti di armadietti, ma sarebbe troppo dispendioso. L’ipotesi più concreta è quella di lasciarli spenti nello zaino. La legge – è l’auspicio del governo – dovrebbe disciplinare i ragazzi. Secondo i presidi dal 30% al 40% delle punizioni sono legate alò telefonino con tanto di insulti ai professori e risse tra genitori e insegnanti legate al sequestro del dispositivo.
Come funziona in Italia
In Italia – si legge sul Corriere - il governo Gentiloni ha seguito un cammino opposto a quello della Francia di Macron. Dove loro hanno scelto il divieto, “noi abbiamo optato per l’«uso responsabile” (con un brutto acronimo Pua che sta per “Politica di uso accettabile”), una formula invero piuttosto generica che autorizza l’uso dei dispositivi digitali in classe (non solo lo smartphone, anche l’iPad) ma solo a scopo didattico. La linea Fedeli, appunto. Prima della svolta dem, in base alla circolare Fioroni del 2007, l’uso del cellulare in classe era vietato. Ma la ministra Valeria Fedeli, ritenendo il semplice divieto “troppo drastico” (o comunque inutile, visto che uno studente su due ammette di usarlo), ha deciso di regolamentarne l’uso attraverso precise linee guida. In teoria i cellulari non potranno essere usati per chiamate o messaggi.
A schierarsi subito con la linea Macron è Forza Italia. Spiega la capogruppo alla Camera, Maria Stella Gelmini: "Ben venga l'utilizzo di pc, tablet e cellulari in classe solo se questi facilitano l'apprendimento e lo studio dei nostri ragazzi. Tra chat e social network, gli insegnanti sanno benissimo quanto sia complicato evitare a scuola l'uso dello smartphone. Non a caso, in Francia il divieto dei cellulari in classe è diventato legge e credo che come istituzioni e come genitori abbiamo il dovere di impegnarci in questa direzione. Presenterò quindi - ha annunciato - in Parlamento un proposta di legge che vieti l'utilizzo dei telefoni cellulari tra i banchi di scuola, affinché ci sia un uso consapevole di questi dispositivi digitali, solo se in linea con la didattica e propedeutici allo studio".