"Fallo ammazzare, ma che c.... ci interessa". A dare l'ordine di uccidere è il boss di Cosa nostra della provincia di Siracusa, Salvatore Giuliano, e l'obiettivo è il direttore del sito d'inchiesta La Spia e collaboratore dell'AGI Paolo Borrometi.
L'ordinanza dell'operazione che oggi ha portato all'arresto di quattro persone, riporta l'intercettazione di un inquietante dialogo tra il boss e un altro esponente di spicco, Giuseppe Vizzini, tra i destinatari del provvedimento per una serie di attentati: "Giuseppe Vizzini - si legge nel documento - ingiuriava il giornalista d'inchiesta Borrometi e Giuliano consigliava di farlo ammazzare": "Su lurdu", dice Vizzini. E Giuliano: "Lo so, ma questo perché non si ammazza, ma fallo ammazzare".
Il proposito espresso dal boss di Pachino Salvatore Giuliano è recente. Quel dialogo captato dalle forze della polizia è dell'8 gennaio scorso. Un mese dopo, il 20 febbraio, Giuseppe Vizzini, nota il magistrato, "alludeva minacciosamente ancora a Borrometi" che "picca n'avi" ("Poco ne ha").
La mia solidarietà a @paoloborrometi, minacciato dalla Mafia. I giornalisti come lui, che rischiano la vita per raccontare la verità, non siano lasciati soli dallo Stato. pic.twitter.com/McjZ5JP20j
— Luigi Di Maio (@luigidimaio) 10 aprile 2018
"Vedi ti ho minacciato di morte. Ormai siamo attaccati da un giornalista, droga, estorsione, mafia, clan, quello, l'altro...". Vizzini, sottolinea ancora il magistrato, "commentava con i figli le parole di Giuliano il quale, forte dei suoi legami con i Cappello di Catania, per eliminare lo scomodo giornalista stava per organizzare un'eclatante azione omicidiaria".
E' Giuseppe Vizzini a parlare: "...se sballa... se sballa che deve succedere, picciotti. Cosa deve succedere! Succedera' l'inferno. Mattanza per tutti e se ne vanno. Scendono una decina, una cinquina, cinque, sei catanesi, macchine rubate, una casa in campagna, uno qua, uno qua... la sera appena si fanno trovare, escono... dobbiamo colpire a quello. Bum, a terra! Devi colpire a questo, bum, a terra! E qua c'è un iocufocu (fuochi d'artificio, ndr)! Come c'era negli anni '90, in cui non si poteva camminare neanche a piedi... Ogni tanto un murticeddu vedi che serve, c'è bisogno, così si darebbero una calmata tutti gli sbarbatelli, tutti i mafiosi, malati di mafia!...".
La mia vicinanza e un abbraccio a @paoloborrometi vittima di nuove minacce di stampo mafioso. Tutti noi dobbiamo molto a chi ogni giorno con coraggio racconta la mafia.
— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) 10 aprile 2018
"Questa volta non si tratta di vili minacce in una lettera anonima o di un post sui social network", scrivono il Cdr, la direzione e tutti i giornalisti dell'Agenzia Italia, "queste sono le intercettazioni del colloquio con un altro boss, Giuseppe Vizzini. I due parlano dell'uccisione di Paolo Borrometi in termini odiosamente aberranti. Uno spaccato allucinante delle condizioni in cui Paolo è costretto a vivere e lavorare". "Il Cdr, la direzione e tutti i giornalisti dell'Agenzia Italia sono al fianco di Paolo Borrometi e respingono con fermezza le odiose intimidazioni contro di lui. Paolo Borrometi non è solo e non deve essere lasciato solo dallo Stato".
Piena solidarietà a Paolo Borrometi e a tutti quei giornalisti che ogni giorno con coraggio raccontano il nostro Paese per tentare di migliorarlo. @paoloborrometi #NonLasciamoliSoli https://t.co/UxCCjaM38X
— Ficarra e Picone (@FicarraePicone) 10 aprile 2018
"Non sono le prime minacce a Paolo - sottolinea Articolo 21 - che ha subìto, lo ricordiamo, anche un'aggressione con danni fisici, strani furti in casa e minacce anche alla sua famiglia. Ma questo nuovo episodio è particolarmente grave e l'ordinanza che ha dato il via all'operazione odierna è chiarissima" scrovomo Fnsi, Usigrai e Ordine deio giornalisti, "Parole gravissime che sembrano indicare un piano prestabilito, e che sono particolarmente allarmanti ora: in Paesi dell'Europa non lontani, Malta e la Slovacchia, due giornalisti sono stati uccisi e in Italia sono 19 i cronisti che devono vivere sotto scorta".