No alla dieta vegana in gravidanza, e assolutamente no all'imposizione della stessa dieta ai bambini. Qualche giorno prima dell'allarme lanciato dalla Simmesn (Società Italiana per lo studio delle malattie metaboliche ereditarie e lo screening neonatale) sui rischi neurologici per il feto derivanti da una dieta vegetariana o vegana in gravidanza, un gruppo corposo di pediatri aveva lanciato una position paper sull'inadeguatezza di un'alimentazione esclusivamente vegetale. E lo ha fatto in occasione dell'evento "Sipps & Fimpaggiorna 2018: Dalle Linee Guida alle Buone pratiche clinico-assistenziali", a Caserta.
"Per un corretto sviluppo del bimbo le diete latto-ovo-vegetariane e vegane sono inadeguate, soprattutto considerando l'ambito neurologico, psicologico e quello motorio", ha detto Andrea Vania, professore di Nutrizione Pediatrica all'Università La Sapienza di Roma.
"Anche in Italia, come nel resto del mondo - ha spiegato Margherita Caroli, coordinatore della position paper sulle diete vegetariane in gravidanza - il numero delle persone che abbracciano stili alimentari diversi, fra cui quelli vegetariani, declinati nelle varie forme, è in aumento. In alcuni casi intere famiglie, a volte con conoscenze nutrizionali insufficienti, abbracciano nuovi modelli alimentari, intraprendendo un percorso che necessita peraltro di assunzioni calibrate dei diversi alimenti. I bambini quindi, soprattutto in questi casi, potrebbero venir esposti a stili alimentari non ideali per la loro crescita". Secondo gli esperti, non è da escludere a priori il vegetarianesimo ma latte, uova ed alimenti ricchi di vitamina B12, oltre a ferro e omega 3 devono trovare posto in tavola. Fin dai primi mesi di vita, precisano gli esperti, la scelta migliore è quella che prevede il consumo prevalente di alimenti vegetali con l'uso limitato di prodotti animali.